Si parla di noi | L'Opzione Benedetto - Una strategia per i cristiani in un mondo post-cristiano, di Rod Dreher
Il consiglio che vi diamo oggi è di leggere questo bel libro che parla anche di noi e porta la prefazione del nostro presidente.
Qui di seguito un recente articolo di Marco Sermarini sul libro, una specie di invito alla lettura.
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A volte ci sono libri che segnano: vite di santi, saggi, romanzi… Posso definire così la vita di Pier Giorgio Frassati, l’Ortodossia di Chesterton, e Il Signore degli Anelli di Tolkien. Qui, in questo libro, è c’è dell’altro.
Il libro di Rod Dreher L’Opzione Benedetto (che in questi giorni è uscito tradotto in italiano per i tipi della San Paolo e che troverete da Pump Street) è un libro vivo, un po’ perché narra la nostra storia e quindi riga per riga scopriamo che effettivamente rappresenta bene la nostra vita; un po’ descrive alcuni nostri amici (ad esempio i Monaci di Norcia, ma da quando è stato scritto alcune delle persone in esso contenute o da esso contagiate sono entrate nella nostra vita e non pensavamo neppure che esistessero). Quindi c’è del vecchio ma vivo e del nuovo ancor più vivo.
Poi ci sono alcune riflessioni di Rod, che è un ragazzo travagliato ed intelligente e da un paio d’anni nostro amico e vorrei dire tifoso. Lui non fa che riconoscere la vita dove essa fiorisce, la novità buona dove si costruisce e costruisce roba solida. Ciò che lui coglie e affascina chi lo legge è l’idea di vita unita, di condivisione buona e concreta, la fede che diventa giorni cambiati e definiti da essa. È bello trovare che le storie raccontate, anche quelle più lontane dalla nostra, hanno qualcosa in comune con noi.
Questa è la prova che per tanti nel mondo Gesù Cristo non è solo un’ispirazione vaga o peggio vacua, o un riferimento più o meno importante, ma una forza creativa ed incisiva. Le minoranze creative evocate da Papa Benedetto XVI non sarebbero ma sono, per Rod tutto già esiste, va solo custodito, slegato, spinto in avanti. Non è un progetto ideologico, ma vita. Qualcosa di rivoluzionario. Sarei davvero contento che questo libro contagiasse tutti, a partire dai miei amici della Compagnia. Ma come? La nostra Compagnia non ne è protagonista già dall’inizio?
Ecco, in noi c’è del sano e buon “vecchio”, che va continuato, custodito, sostenuto, purificato, ma c’è anche del nuovo: il nuovo slancio evangelizzatore. Cos’è? Semplicemente riprendere a dire a tutti che questa nostra vita ce l’ha donata Cristo ed è buona per tutti, che ne siamo innamorati, che può cambiare il mondo, può essere speranza per tutti, anche in Siberia.
Riceviamo spesso messaggi da persone che dicono che siamo speranza per loro, ed allora io dico: ma siamo coscienti di questa speranza? Lo dico a voi, tipi loschi, destinatari di un dono grandissimo fattoci personalmente da Gesù attraverso la faccia buona e simpatica del nostro Pier Giorgio. Quando qualcuno nuovo: francese, ceco, svizzero, americano… - ragazzi, sono questi i popoli che udiamo dietro la nostra porticina di piccoli hobbit… - bussa alla nostra porta, la speranza in cui credere torna a noi. È come se Nostro Signore ci volesse dire: guardate che il dono è stato fatto anche a voi, amatelo, custoditelo, lottate per esso. Questi amici stranieri eppure così amici ci dicono: Gesù Cristo si fa riconoscere da noi e da voi attraverso questa speranza concreta. La speranza qual è? Che Gesù conti nella nostra vita, faccia miracoli, cambi il corso della storia. È vero, ma noi ci crediamo? Crediamo davvero che «È giunta l’ora del popolo della Contea, ed esso si leva dai campi silenziosi e tranquilli per scuotere le torri ed i consigli dei grandi. Quale dei Saggi l’avrebbe mai predetto?». Questa breve citazione de Il Signore degli Anelli fa ormai parte della nostra storia, e deve risuonare come un continuo incitamento per noi. È giunta l’ora che noi piccoli apriamo la strada nuova. Come ho detto altrove, quelle contenute nel libro sono esperienze circoscritte, sostanzialmente piccole, ma con un respiro comune e il coraggio di proporsi al mondo come un’alternativa al processo di accettazione della secolarizzazione della società. Come vogliamo rimanere realmente fedeli a Cristo? Questa è la domanda, non c’è in questione il se, ma il come. Poi un’altra domanda anzi un’esigenza insita che stiamo scoprendo giorno dopo giorno è quella di tenere unite le tante piccole comunità che vogliono vivere così.
La domanda che allora pongo ai lettori di questo articolo (che invito a leggere il libro di Rod, ora che in italiano c’è) è: abbiamo inteso che questa vita in Cristo è nostra e la dobbiamo difendere perché da essa dipende la mia salvezza, la salvezza di ciascuno di noi?
Marco Sermarini
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