Meeting 2009, la storia di padre Aldo Trento, l'uomo che ha rifatto le reducciones
Da IlSussidiario.net
PARAGUAY/ Padre Aldo Trento: così don Giussani ci mandò nella terra delle Reducciones
Aldo Trento
lunedì 24 agosto 2009
«Carissimi amici universitari, vi auguro di avere tanta fede e tanta intelligenza da rinnovare la più grande impresa sociale e politica del vostro passato, l’impresa delle Reducciones. La fede in Cristo è il mezzo per vivere più intensamente anche questo mondo. Coraggio e arrivederci» (Don Giussani, Asuncion 23/7/1988).
Don Giussani non era mai stato nelle Reducciones, aveva letto solo un libro di un autore francese, eppure quel giorno di luglio di 21 anni fa con questo semplice e profondo giudizio ci ha portato nel cuore di questa esperienza accaduta 400 anni fa a cominciare dal 1609 quando il provinciale dei gesuiti della grande Provincia di Paracuaria, Diego de Torres, decise di inviare i primi due gesuiti verso sud, sulle sponde del Rio Tebicuary, principale affluente del Rio Paraguay, a fondare la prima riduzione. Ad essa fu dato il nome del fondatore della Compagnia di Gesù, S. Ignazio Guazu (che significa “grande”). I due padri vi rimarranno pochi mesi, sostituiti da quello che sarà il primo martire paraguaiano, S. Roque Gonzales de Santa Cruz.
Con quel giudizio don Giussani ci ha aperto un orizzonte non solo sconosciuto a noi, un gruppetto di italiani recentemente giunti in Paraguay per impiantare il movimento di Comunione e Liberazione lavorando nella nascente Università Cattolica di Asuncion, ma anche per il mondo intero. Mai prima di Giussani si era registrato un giudizio di così grande portata storica. Ad essere onesti dovremmo ritornare a Voltaire, Montaigne, Chateaubriand, anche se la positività di giudizio di questi intellettuali aveva tutt’altro valore di quello del fondatore di CL. Solo Ludovico Antonio Muratori aveva preceduto Giussani in un simile giudizio con i libri “Il cristianesimo felice” e “Il paradiso del Paraguay”.
La mostra allestita a Rimini da parte di un gruppo di amici guidati da padre Ferdinando Dell’Amore riflette con precisione storica l’impegno che don Giussani ci aveva affidato in quel giorno e nello stesso tempo descrive l’origine di quello che molti hanno definito “Sagrado Experimento”: lo sviluppo, i protagonisti, la vita quotidiana. E anche come oggi quel fatto è diventato visibile nella parrocchia San Rafael.
L’origine è descritta in modo geniale dal “padre dei Guaranì” (il popolo indio della regione), Ruiz de Montoya nel suo diario “La conquista spirituale del Paraguay”: «Per due anni ci siamo guardati dal giudicare intorno al sesto e nono comandamento, assolutamente incomprensibili per i Guaranì, poligamici e cannibali. Ciò che ci siamo preoccupati di fare per non distruggere quelle tenere e giovani piante è annunciare l’avvenimento della bellezza di Cristo». Dopo due anni i Guaranì, diventati cristiani, hanno chiesto il matrimonio monogamico. Nasce la famiglia e con la famiglia il primo popolo cristiano della selva. Lo sviluppo, come affermano i protagonisti è stato il declinarsi chiaro, deciso, critico e sistematico dell’annuncio cristiano, valorizzando tutto ciò che di autenticamente umano c’era nella cultura Guaranì. I protagonisti sono stati i due o tre sacerdoti che vivevano in ogni riduzione, composta da un minimo di tremila a un massimo di cinquemila abitanti. Questi uomini, innamorati di Cristo “ad maiorem Dei gloriam”, sono stati protagonisti con gli indios di una nuova civiltà che potremmo definire come il Medio Evo latinoamericano. Il rapporto gesuiti-indios era definito dalla libertà. Come si potrebbe spiegare altrimenti l’amore, il rispetto, la creatività artistica, lo sviluppo economico e sociale, che hanno caratterizzato l’esperienza delle riduzioni?
Come documenta la mostra, la vita quotidiana era definita dall’avvenimento cristiano in tutti i dettagli, dall’uso perfetto del tempo all’igiene, dall’architettura alla musica. Essa, oltre che un tentativo di rendere giustizia a un’esperienza umana autentica, molte volte ignorata e censurata all’interno della stessa Chiesa, intende riproporre all’uomo di oggi il fatto che l’annuncio cristiano è il grande unico fattore capace di creare quella “civiltà della verità e dell’amore” citata proprio al Meeting da Giovanni Paolo II. La presenza a Rimini del vicepresidente della Repubblica del Paraguay, Federico Franco, e del ministro del turismo Liz Cramer, testimoniano l’importanza decisiva delle Riduzioni nella storia della nazione. È significativo il fatto che alla vigilia delle celebrazioni del bicentenario dell’indipendenza del Paese (tanto esaltata in questi tempi e strumentalizzate anche con fini laicisti e massonici), un decreto del Governo definisca le Riduzioni «fattore costitutivo e creativo della cultura e civiltà raggiunte dal Paraguay grazie all’annuncio cristiano».
PARAGUAY/ Padre Aldo Trento: così don Giussani ci mandò nella terra delle Reducciones
Aldo Trento
lunedì 24 agosto 2009
«Carissimi amici universitari, vi auguro di avere tanta fede e tanta intelligenza da rinnovare la più grande impresa sociale e politica del vostro passato, l’impresa delle Reducciones. La fede in Cristo è il mezzo per vivere più intensamente anche questo mondo. Coraggio e arrivederci» (Don Giussani, Asuncion 23/7/1988).
Don Giussani non era mai stato nelle Reducciones, aveva letto solo un libro di un autore francese, eppure quel giorno di luglio di 21 anni fa con questo semplice e profondo giudizio ci ha portato nel cuore di questa esperienza accaduta 400 anni fa a cominciare dal 1609 quando il provinciale dei gesuiti della grande Provincia di Paracuaria, Diego de Torres, decise di inviare i primi due gesuiti verso sud, sulle sponde del Rio Tebicuary, principale affluente del Rio Paraguay, a fondare la prima riduzione. Ad essa fu dato il nome del fondatore della Compagnia di Gesù, S. Ignazio Guazu (che significa “grande”). I due padri vi rimarranno pochi mesi, sostituiti da quello che sarà il primo martire paraguaiano, S. Roque Gonzales de Santa Cruz.
Con quel giudizio don Giussani ci ha aperto un orizzonte non solo sconosciuto a noi, un gruppetto di italiani recentemente giunti in Paraguay per impiantare il movimento di Comunione e Liberazione lavorando nella nascente Università Cattolica di Asuncion, ma anche per il mondo intero. Mai prima di Giussani si era registrato un giudizio di così grande portata storica. Ad essere onesti dovremmo ritornare a Voltaire, Montaigne, Chateaubriand, anche se la positività di giudizio di questi intellettuali aveva tutt’altro valore di quello del fondatore di CL. Solo Ludovico Antonio Muratori aveva preceduto Giussani in un simile giudizio con i libri “Il cristianesimo felice” e “Il paradiso del Paraguay”.
La mostra allestita a Rimini da parte di un gruppo di amici guidati da padre Ferdinando Dell’Amore riflette con precisione storica l’impegno che don Giussani ci aveva affidato in quel giorno e nello stesso tempo descrive l’origine di quello che molti hanno definito “Sagrado Experimento”: lo sviluppo, i protagonisti, la vita quotidiana. E anche come oggi quel fatto è diventato visibile nella parrocchia San Rafael.
L’origine è descritta in modo geniale dal “padre dei Guaranì” (il popolo indio della regione), Ruiz de Montoya nel suo diario “La conquista spirituale del Paraguay”: «Per due anni ci siamo guardati dal giudicare intorno al sesto e nono comandamento, assolutamente incomprensibili per i Guaranì, poligamici e cannibali. Ciò che ci siamo preoccupati di fare per non distruggere quelle tenere e giovani piante è annunciare l’avvenimento della bellezza di Cristo». Dopo due anni i Guaranì, diventati cristiani, hanno chiesto il matrimonio monogamico. Nasce la famiglia e con la famiglia il primo popolo cristiano della selva. Lo sviluppo, come affermano i protagonisti è stato il declinarsi chiaro, deciso, critico e sistematico dell’annuncio cristiano, valorizzando tutto ciò che di autenticamente umano c’era nella cultura Guaranì. I protagonisti sono stati i due o tre sacerdoti che vivevano in ogni riduzione, composta da un minimo di tremila a un massimo di cinquemila abitanti. Questi uomini, innamorati di Cristo “ad maiorem Dei gloriam”, sono stati protagonisti con gli indios di una nuova civiltà che potremmo definire come il Medio Evo latinoamericano. Il rapporto gesuiti-indios era definito dalla libertà. Come si potrebbe spiegare altrimenti l’amore, il rispetto, la creatività artistica, lo sviluppo economico e sociale, che hanno caratterizzato l’esperienza delle riduzioni?
Come documenta la mostra, la vita quotidiana era definita dall’avvenimento cristiano in tutti i dettagli, dall’uso perfetto del tempo all’igiene, dall’architettura alla musica. Essa, oltre che un tentativo di rendere giustizia a un’esperienza umana autentica, molte volte ignorata e censurata all’interno della stessa Chiesa, intende riproporre all’uomo di oggi il fatto che l’annuncio cristiano è il grande unico fattore capace di creare quella “civiltà della verità e dell’amore” citata proprio al Meeting da Giovanni Paolo II. La presenza a Rimini del vicepresidente della Repubblica del Paraguay, Federico Franco, e del ministro del turismo Liz Cramer, testimoniano l’importanza decisiva delle Riduzioni nella storia della nazione. È significativo il fatto che alla vigilia delle celebrazioni del bicentenario dell’indipendenza del Paese (tanto esaltata in questi tempi e strumentalizzate anche con fini laicisti e massonici), un decreto del Governo definisca le Riduzioni «fattore costitutivo e creativo della cultura e civiltà raggiunte dal Paraguay grazie all’annuncio cristiano».
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