MALAYSIA Corte Suprema autorizza i cristiani a usare la parola Allah. Il governo fa ricorso
Ministro per gli affari religiosi: proteggere il nome di Allah da “insulti e abusi”. Il sito internet del settimanale cattolico Herald attaccato dagli hacker. Il direttore: garantiti i diritti costituzionali di libertà religiosa e di parola.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – Il governo malaysiano ricorrerà contro la decisione della Corte Suprema, che ha autorizzato il settimanale cattolico Herald a usare la parola “Allah”. L’esecutivo invece, pur invitando i fedeli alla calma, ribadisce al contempo che “Allah” vale solo per i musulmani. Per p. Lawrence Andrew, direttore del settimanale cattolico, con la sentenza è stato rispettato il “diritto garantito dalla Costituzione di libertà religiosa e di libertà di pensiero”.
Il 31 dicembre scorso i giudici – dopo una lunga battaglia legale dei cattolici locali, sostenuta da AsiaNews – hanno stabilito che il termine “Allah” può essere usato nella lingua malay, come riferimento a Dio, anche dai non-musulmani.
Una decisione avversata dall’esecutivo che attraverso Jamil Khir Johari, Ministro per gli affari religiosi, afferma che “è importante proteggere l’uso della parola” e impedire “insulti e abusi”. Egli promette “tutte le misure giuridiche necessarie, nel rispetto della Costituzione federale” perché venga ripristinata la norma introdotta dal governo.
Proprio alla Costituzione fa riferimento p. Lawrence Andrew, direttore di Herald, che sottolinea il “diritto” sancito dalla Carta fondamentale dello Stato alla “libertà religiosa” e alla “libertà di pensiero e opinione”. Nella sentenza i giudici hanno spiegato che i cattolici “hanno il diritto costituzionale” di usare la parola “Allah”, bollando come “illegale, nullo e non avvenuto” il precedente bando governativo.
La notte scorsa il sito internet della testata cattolica – www.heraldmalaysia.com – è stato attaccato due volte dagli hacker. I tecnici hanno neutralizzato le incursioni e il sito ha ripreso la regolare attività. Il direttore non commenta l’incidente, per non “aggiungere tensione” in merito a una questione “assai delicata”.
In un editoriale che uscirà nel prossimo numero del settimanale – e ricevuto in esclusiva da AsiaNews – padre Andrew spiega che “i fedeli cristiani usavano la parola Allah già dai tempi del sultanato di Malacca”. Il sacerdote aggiunge che “uno dei primi dizionari stampati in lingua malay è il dizionario malay-latino, del 1631, e contiene la parola Allah”.
Egli ribadisce che “il settimanale cattolico è in linea con le libertà garantite dalla Costituzione” in tema di libertà di espressione, di parola e di religione. P. Andrew ringrazia infine quanti “ci hanno sostenuto in molte occasioni”, attraverso “la preghiera e il digiuno”.
Herald è pubblicato in quattro lingue e ha una tiratura di circa 14mila copie settimanali. La Malaysia è un Paese multi-culturale, ha una popolazione superiore ai 23 milioni di abitanti, con una presenza consistente di minoranze etniche, tra cui quella cinese e indiana. Il 60% circa è di religione musulmana: i cristiani sono circa il 10% della popolazione.
Kuala Lumpur (AsiaNews) – Il governo malaysiano ricorrerà contro la decisione della Corte Suprema, che ha autorizzato il settimanale cattolico Herald a usare la parola “Allah”. L’esecutivo invece, pur invitando i fedeli alla calma, ribadisce al contempo che “Allah” vale solo per i musulmani. Per p. Lawrence Andrew, direttore del settimanale cattolico, con la sentenza è stato rispettato il “diritto garantito dalla Costituzione di libertà religiosa e di libertà di pensiero”.
Il 31 dicembre scorso i giudici – dopo una lunga battaglia legale dei cattolici locali, sostenuta da AsiaNews – hanno stabilito che il termine “Allah” può essere usato nella lingua malay, come riferimento a Dio, anche dai non-musulmani.
Una decisione avversata dall’esecutivo che attraverso Jamil Khir Johari, Ministro per gli affari religiosi, afferma che “è importante proteggere l’uso della parola” e impedire “insulti e abusi”. Egli promette “tutte le misure giuridiche necessarie, nel rispetto della Costituzione federale” perché venga ripristinata la norma introdotta dal governo.
Proprio alla Costituzione fa riferimento p. Lawrence Andrew, direttore di Herald, che sottolinea il “diritto” sancito dalla Carta fondamentale dello Stato alla “libertà religiosa” e alla “libertà di pensiero e opinione”. Nella sentenza i giudici hanno spiegato che i cattolici “hanno il diritto costituzionale” di usare la parola “Allah”, bollando come “illegale, nullo e non avvenuto” il precedente bando governativo.
La notte scorsa il sito internet della testata cattolica – www.heraldmalaysia.com – è stato attaccato due volte dagli hacker. I tecnici hanno neutralizzato le incursioni e il sito ha ripreso la regolare attività. Il direttore non commenta l’incidente, per non “aggiungere tensione” in merito a una questione “assai delicata”.
In un editoriale che uscirà nel prossimo numero del settimanale – e ricevuto in esclusiva da AsiaNews – padre Andrew spiega che “i fedeli cristiani usavano la parola Allah già dai tempi del sultanato di Malacca”. Il sacerdote aggiunge che “uno dei primi dizionari stampati in lingua malay è il dizionario malay-latino, del 1631, e contiene la parola Allah”.
Egli ribadisce che “il settimanale cattolico è in linea con le libertà garantite dalla Costituzione” in tema di libertà di espressione, di parola e di religione. P. Andrew ringrazia infine quanti “ci hanno sostenuto in molte occasioni”, attraverso “la preghiera e il digiuno”.
Herald è pubblicato in quattro lingue e ha una tiratura di circa 14mila copie settimanali. La Malaysia è un Paese multi-culturale, ha una popolazione superiore ai 23 milioni di abitanti, con una presenza consistente di minoranze etniche, tra cui quella cinese e indiana. Il 60% circa è di religione musulmana: i cristiani sono circa il 10% della popolazione.
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