Guardare ai movimenti ecclesiali come a un “dono provvidenziale”, ricorda il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici

Da Zenit

di Marta Lago

ROCCA DI PAPA, giovedì, 15 maggio 2008 (ZENIT.org).- Il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici esorta i Vescovi del mondo a vedere i movimenti ecclesiali e le nuove comunità non come un “problema”, ma come “un dono provvidenziale” che la Chiesa deve accogliere con gratitudine e responsabilità.

Così il Cardinale Stanisław Ryłko ha aperto questo giovedì il Seminario di Studio – convocato dal dicastero a Rocca di Papa, vicino Roma – nel corso del quale un centinaio di presuli di più di 50 Paesi dei cinque continenti approfondisce il significato teologico-ecclesiale e pastorale del fenomeno dei movimenti ecclesiali, così come il dovere dei pastori di fronte a questi.

Chiave di queste giornate è l'invocazione comunitaria dello Spirito Santo per “meglio conoscere e comprendere il disegno di Dio racchiuso in questi nuovi carismi, discernerne correttamente la genuinità e l'uso ordinato in seno alle comunità cristiane, accoglierli con fiducia e gratitudine nel tessuto delle Chiese affidate alla nostra cura pastorale” e fornire l'accompagnamento “nella loro missione con vero senso di paternità spirituale”, ha spiegato il Cardinale.

L'esortazione di Benedetto XVI a un gruppo di Vescovi tedeschi nel 2006, “Vi chiedo di andare incontro ai movimenti con molto amore”, è la linea guida del Seminario, fondato sul magistero degli ultimi due Pontefici sulle nuove realtà ecclesiali – alle quali hanno sempre guardato con fiducia –, “uno dei frutti più significativi del Concilio Vaticano II”, sottolinea il porporato.

“Ancora una volta – ha aggiunto –, lo Spirito Santo è intervenuto nella storia, facendo dono alla Chiesa di carismi portatori di uno straordinario dinamismo missionario e rispondendo così tempestivamente alle drammatiche sfide della nostra epoca”, tra le quali Papa Karol Wojtyla rimarcava il dominio di “una cultura secolarizzata che fomenta e reclamizza modelli di vita senza Dio”.

“È innegabile”, ha continuato il Cardinale Ryłko, che “movimenti e nuove comunità sono diventati per milioni di battezzati, in ogni angolo del pianeta, veri e propri 'laboratori della fede', vere scuole di santità e di missione”, ma sono “una risorsa non ancora conosciuta e valorizzata appieno”.

“I movimenti lanciano la sfida di una Chiesa missionaria, coraggiosamente proiettata verso nuove frontiere”, “e ai nostri giorni la Chiesa ha grande bisogno di aprirsi a questa novità generata dallo Spirito”; “di queste 'cose nuove' dovrebbero essere i pastori della Chiesa ad accorgersi per primi”, “ma sappiamo che non sempre è così”, lamenta il porporato, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici.

“I Pastori – e ciò va sottolineato con forza – non devono guardare a movimenti e nuove comunità come a un 'problema' in più di cui occuparsi, ma piuttosto come a un 'dono provvidenziale' che la Chiesa deve ricevere con gratitudine e senso di responsabilità, per non sprecare la risorsa che essi rappresentano”, ha spiegato.

Elementi di discernimento

Questo dono comporta doveri per i laici e per i Vescovi, ha sottolineato il Cardinale nel suo intervento introduttivo; di fatto, lo stesso Giovanni Paolo II “insisteva molto sul fatto che queste nuove realtà ecclesiali sono chiamate a inserirsi nelle diocesi e nelle parrocchie 'con umiltà'”, “al servizio della missione della Chiesa ed evitando ogni tipo di esclusivismo e di assolutizzazione delle proprie esperienze” o “atteggiamento di superiorità le une nei confronti delle altre”.

Il Pontefice polacco “sollecitava pure i Pastori – Vescovi e parroci – ad accoglierli 'con cordialità' e con paterna sollecitudine”.

Il dovere di discernimento di questi carismi spetta ai pastori della Chiesa e a questo scopo sono di aiuto “cinque 'criteri di ecclesialità'” formulati da Giovanni Paolo II e che il Cardinale Ryłko ha ricordato ai Vescovi partecipanti: “il primato dato, in seno a qualsiasi aggregazione dei fedeli laici, alla vocazione di ogni cristiano alla santità; l'obbedienza al magistero della Chiesa; la testimonianza di una comunione salda e convinta con i vescovi e con il Successore di Pietro; l'evangelizzazione; la presenza incisiva nella società a modo di lievito evangelico”.

Allo stesso modo, come ricorda il porporato, Papa Karol Wojtyla auspicava a proposito dell'identità ecclesiale dei movimenti che “nella Chiesa non vi sia contrasto e contrapposizione tra la dimensione istituzionale e la dimensione carismatica, di cui i movimenti sono un'espressione significativa”.

Entrambe “sono co-essenziali alla costituzione divina della Chiesa fondata da Gesù Cristo – aggiungeva –, perché concorrono insieme a rendere presente il mistero di Cristo e la sua opera salvifica nel mondo”.

Alla guida della Congregazione vaticana per la Dottrina della Fede, anche il Cardinale Joseph Ratzinger ha fornito punti per il discernimento e l'inserimento di queste nuove realtà nel tessuto delle Chiese particolari. “L'integrazione – diceva – non può mai significare omologazione, perché la comunione ecclesiale non è uniformità assoluta, ma unità nella diversità”.

“Da Pontefice [Joseph Ratzinger] continua a insistere sull'importanza del criterio della docilità all'azione dello Spirito nel seno della comunione ecclesiale”, commenta Ryłko; il Papa segnala anche nei movimenti la loro forza nel testimoniare la bellezza di essere cristiani.

Circa il rapporto “Chiesa/movimenti”, l'attuale Pontefice ha espresso la priorità della regola paolina: “non spegnere i carismi”, e come seconda regola “la Chiesa è una”, e sintetizza le due direttrici nelle parole “gratitudine, pazienza e accettazione anche delle sofferenze che sono inevitabili”, cita il Cardinale.

“Ai Vescovi papa Benedetto XVI chiede senza mezzi termini di 'andare incontro ai movimenti con molto amore – insiste –. Qua e là [essi] devono essere corretti, inseriti nell'insieme della parrocchia o della diocesi. Dobbiamo però rispettare lo specifico carattere dei loro carismi ed essere lieti che nascano forme comunitarie di fede in cui la parola di Dio diventi vita'”.

Più di una semplice accoglienza

Seguendo il magistero di Benedetto XVI, ha spiegato il Cardinale, è necessario un accompagnamento paterno dei nuovi carismi da parte del Vescovo che li accoglie nel seno della propria Chiesa particolare.

“Non basta accogliere un movimento, occorre seguirlo con la dovuta sollecitudine pastorale”, “un compito impegnativo” – sottolinea –, che implica anche “conoscenza delle singole realtà presenti e operanti nella diocesi”, “dialogo paziente” e rispetto di loro carismi specifici.

In questo di compito di accompagnamento, constata, spicca anche il ruolo del Pontificio Consiglio per i Laici, “casa comune dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità ed espressione diretta della paternità del Successore di Pietro nei loro confronti”.

Questi punti chiave del magistero degli ultimi due Pontefici, in perfetta continuità, permettono di comprendere “l'importanza del fenomeno dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità”, anche se continuano a richiedere un approfondimento.

“E pur tuttavia è indubbio che il volto della Chiesa del terzo millennio dipenderà dalla nostra capacità di ascoltare ciò che lo Spirito dice oggi alla Chiesa anche mediante questi nuovi carismi – ha ammesso il Cardinale –. Dipenderà, cioè, dalla nostra capacità di lasciarci stupire dallo Spirito Santo e dalla saggezza pastorale di saperne accogliere i doni 'con amore'”.

Benedetto XVI riceverà i partecipanti al Seminario sabato prossimo.


Per la cronaca, il card. Ryłko fu ospite della nostra festa annuale in onore di Pier Giorgio Frassati nel 2002, e in quell'occasione fece una bellissima riflessione sui movimenti e sulla Chiesa, oltre che un interessantissimo intervento su Pier Giorgio. Per chi è interessato, esistono gli atti delle feste di Pier Giorgio Frassati, da cui è possibile attingere anche questo discorso. Chi vuole può richiederli a info@tipiloschi.com

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