Prega chi è realista

Abituati a un’immagine della santità che s’identifica con una vita calata nello straordinario, siamo sempre alla ricerca del sensazionale nella vita dei santi, rischiando di allontanarli definitivamente dalla nostra esistenza e di considerarli esseri
di un altro pianeta o quasi... Ora la vita di un santo è «eccezionale» e straordinaria soltanto nella sua appartenenza a Cristo e nella profonda esperienza del proprio limite e della propria dipendenza da lui. Il santo è colui che più acutamente e drammaticamente ha coscienza della propria miseria e di conseguenza cerca in Cristo la grazia del perdono. Leggendo le lettere di Pier Giorgio si rimane colpiti dall’acuta coscienza che aveva della fede che aveva incontrato: «La fede datami dal Battesimo mi suggerisce con voce sicura: “Da te solo non farai nulla, ma se Dio avrai per centro di ogni tua azione allora arriverai fino alla fine”. Ed appunto ciò vorrei poter fare, e prendere come massima il detto di sant’Agostino: “Signore, il nostro cuore non è tranquillo finché non riposa in Te”». E in una lettera ad un amico: «Ti raccomando di pregare molto per me, perché ne ho assolutamente bisogno, per avere da Dio la grazia di condurre a buon porto i miei progetti». Altrove ancora: «Solo le preghiere possono ottenere da Dio il miglioramento desiderato». Sono richieste di preghiere tutt’altro che formali, che sgorgano direttamente dalla tremenda serietà, dalla «radicalità» del suo impegno cristiano. Prega chi è realista, chi ha compreso che proprio la preghiera è l’atto più fondamentale dell’umana consapevolezza, prega chi considera più seriamente la propria esperienza umana.

(Tratto da Pier Giorgio Frassati, l’Amico degli ultimi, Primo Soldi, Elledici, pagg. 51-52)

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