L'economia politica del distribustismo
Una dettagliata ed efficace relazione a cura del nostro Fabio Trevisan sulla conferenza tenuta a Bergamo sul distributismo da John Medaille. Rimaniamo accuratamente sul pezzo perché crediamo fermamente nel distributismo.
Presso la Biblioteca Caversazzi di Bergamo lo scorso 11 luglio si è tenuta una conferenza, il cui titolo (Il Distributismo: un modello di società alternativo a capitalismo e social-comunismo) sembrava riproporre il sottotitolo all'opera di Chesterton: "Il profilo della ragionevolezza".
Presieduta da Matteo Mazzariol, Presidente di Giustizia Monetaria, un'organizzazione che si occupa in particolar modo del coordinamento per la proprietà popolare della moneta, la serata ha avuto come illustre ospite e conferenziere il Prof. John C. Medaille, docente presso l'Università di Dallas, Stati Uniti e manager di grandi corporation e piccole aziende per più di trent'anni.
Illustrando i principi fondamentali del Distributismo, il relatore è sembrato riprendere e sviluppare alcuni temi dibattuti a Grottammare durante il precedente X Chesterton Day.
Citando una frase di James T. McCafferty: "Quando capitale diventa un ismo, diventa pure un'ideologia", il Prof. Medaille ha ribadito la profonda affinità dei temi del Distributismo con la Dottrina sociale della Chiesa e con il pensiero di Gilbert Keith Chesterton e Hilaire Belloc.
Il suo primario scopo è stato quello di illustrare come l'ordine economico proposto dal Distibutismo sia fondato sull'equità e sull'equilibrio, ponendosi come alternativa reale e pratica all'assenza di equità, che ha reso l'equilibrio impossibile e l'inefficienza inevitabile.
Medaille ha sostenuto che sono necessarie anzitutto tre cose: 1) collocare l'Economia Politica nel suo specifico posto nella gerarchia scientifica; 2) mostrare i motivi per cui la giustizia distributiva sia necessaria all'ordine economico; 3) dimostrare che la proprietà porti alla radice della giustizia distributiva. Questi tre aspetti tenuti assieme, ha sottolineato Medaille, conducono alla filosofia economica nota come "Distributismo". Il compito necessario non sta nell'inventare ma nel riscoprire, come hanno rimarcato ampiamente Gilbert Keith Chesterton e Hilaire Belloc. Riscoprire le radici dell'ordine economico, renderle operative ed applicarle alle situazioni nuove e reali. La scienza economica, ha ribadito il Prof. Medaille, è la scienza pratica par excellence ed è governata dalla ragione pratica, che ha il suo primo assunto nell'esatto detto: "Il bene deve essere fatto ed il male evitato". Allora il compito da assumersi primariamente è il collocare l'economia politica entro la giusta gerarchia scientifica. Contrastando il liberismo del laissez-faire come principio autoregolatore del mercato, Medaille ha evidenziato il differente modello economico che vede la famiglia protagonista, che aggiunge veramente ricchezza all'economia. Facendo esempi concreti, il Prof. Medaille ha difeso il "capitale" dall'aggressione ideologica capitalistica, dimostrando come un contadino -che desideri avere un raccolto il prossimo anno- abbisogni di salvare qualcosa di quello che ha prodotto (il "capitale"). Questo sano concetto di "capitale" che proviene dal lavoro contrasta con il sistema dell'usura capitalistica moderna che è basato sulla ricchezza senza lavoro. Anche un sistema bancario, ha denunciato Medaille, che avvantaggi l'avarizia e perda la fonte originaria del lavoro umano, inverte l'ordine naturale producendo quei mostri finanziari che sovvertono a loro volta un proprio ordine, diventando padroni della produzione anziché aiuti all'economia reale.
Nelle economie capitalistiche, la vasta maggioranza degli uomini non ha sufficiente capitale per sostenere la propria vita, dovendo così lavorare per un salario per poter vivere. Uomini e donne, ha proseguito John Medaille, non hanno avuto un sufficiente potere d'acquisto per poter equilibrare il mercato, accentuando il disequilibrio e quindi portando alla recessione. Facendo ancora uno stimolante confronto, il Prof. Medaille ha chiarito che se un manager può avere un reddito cinquecento volte più alto di quello di un onesto lavoratore, invece di investimenti produttivi utilizzerà il suo denaro per strumenti speculativi che il mercato finanziario colloca a piene mani. Se quindi i salari ed i profitti non si regolano l'un l'altro, le disfunzioni finanziarie e le crisi sono inevitabili. Citando il volume di Hilaire Belloc La restaurazione della proprietà, Medaille ha sottolineato gli errori che si possono compiere nel trasferire potere d'acquisto da un gruppo (pochi capitalisti) ad un altro (molti indigenti). Gli sbagli possono essere sintetizzati in tre punti: 1) la carità (soprattutto nella forma assistenzialistica); 2) la spesa statale; 3) il credito al consumatore (o l'usura).
Questi falsi rimedi alle disfunzioni del capitalismo hanno portato ad un'economia di plastica, basata su aperture di credito e sintetizzata dal proliferare delle carte di credito costituendo, come ha descritto in un'immagine efficace Medaille, un castello di carte instabile e fluttuante.
Evidenziando come il lavoro (human beings) sia profondamente umano e non una merce (commodity) la cui offerta è regolata dal prezzo, Medaille ha accennato al doveroso riferimento al Magistero della Chiesa, in particolar modo a quelle encicliche (cosiddette "sociali") che, a partire dalla Rerum novarum di Leone XIII hanno condotto alla Caritas in veritate di Benedetto XVI.
Criticando la "marginal productivity" di J. B.Clark, che aveva teorizzato una distribuzione della ricchezza nella quale i salari avrebbero dovuto crescere con una maggior produttività, il Prof. Medaille l'ha sconfessata empiricamente con i dati della produttività statunitense, che negli ultimi 40 anni ha avuto un aumento della produttività mantenendo un medio salario immobile dal 1973.
Perché il libero mercato non produce equità? Medaille, riprendendo l'economista Adam Smith, ha sostenuto che non sta nella produttività ma nel bilanciamento del potere la soluzione alle disfunzioni economiche e sociali. Se le relazioni di proprietà sono alla base delle relazioni economiche, tutto dipenderà dalla natura sostanziale di quelle relazioni. Citando un efficace truismo di Daniel Webster: "Il potere segue la proprietà", Medaille ha sostenuto l'importanza del concetto di proprietà, di ciò che è essenzialmente proprio della proprietà, caratteristico della persona umana quando afferma: "Questa è la mia terra" o "questa è la mia casa". Affermazioni naturali come l'aria che si respira e che quindi permettono alla persona umana (primato della persona anche nella Dottrina sociale della Chiesa) di vivere con un'autentica e necessaria dignità.
Facendo una breve ma estremamente interessante rassegna storica della modifica del concetto di proprietà, Medaille ha analizzato il cambiamento avvenuto dal 1535 con la confisca dei monasteri che portò alla codifica in legge nel 1667 con lo Status of Frauds. Prima del regno di Enrico VIII, ha dimostrato il Prof. Medaille, coloro che lavoravano nelle tenute del re (il re era considerato property-holder, unico proprietario) in quanto inquilini (tenants) offrivano servizi collegati alla difesa della terra: difesa, miglioramenti ed altre pratiche. La mentalità moderna, ha sostenuto ancora Medaille, pensa al contadino del XV secolo come ad uno schiavo senza alcun potere ma, al contrario, come rilevanti studi ed analisi hanno dimostrato, i salari erano piuttosto alti, tanto che un artigiano poteva sostenere la propria famiglia con sole dieci settimane di lavoro in un anno, così come un altro comune lavoratore poteva farlo con appena quindici settimane. Dopo la chiusura dei monasteri nel XVI secolo, i salari collassarono al punto che un artigiano doveva lavorare trentacinque settimane in un anno per mantenere la propria famiglia, così come rispettivamente un comune lavoratore doveva farlo per quarantadue settimane. L'assunzione di questi dati incontrovertibili palesa la fondamentale importanza delle istituzioni ecclesiastiche per preservare la libertà della persona umana, a partire dalle libertà economiche che creano indipendenza e sostegno alla famiglia. Dopo il XVI secolo, con la perdita graduale dell'indipendenza economica, le famiglie hanno dovuto sottostare a contratti divenuti leonini, fondati sull'ineguaglianza e l'ingiustizia, compromettendo definitivamente la propria libertà. Cosa fare per restaurare la giustizia distributiva?
John C. Medaille ha citato un'affermazione di R.H. Tawney: "La proprietà deve essere un aiuto al lavoro creativo e non un'alternativa ad esso" affinché si possa recuperare una funzione legittima della proprietà attraverso una più larga diffusione della proprietà stessa. Concludendo con ulteriori esempi pratici di pratiche distributiste, Medaille ha menzionato la Mondragon Cooperatives fondata sessanta anni fa in Spagna ed ispiratata dal sacerdote cattolico basco Don José Maria Arrizmendiarrieta, che oggigiorno raccoglie trecento cooperative e fa lavorare ottantamila persone, non facendo solamente business, ma anche operando funzioni educativo e sociale quali scuole, istituti di ricerca, università, corsi di apprendistato e molto altro. Anche negli Stati Uniti, più recentemente, l'esempio della Springfield Remanufacturing Corporation può essere additato quale esempio di stile distributista. Il suo Presidente, Jack Stack, dal 1983 ha salvato dal fallimento l'azienda investendo nel capitale umano e nel coinvolgimento delle famiglie e delle parti sociali, facendola diventare una grossa cooperativa sociale che si occupa, oltre che della produzione, dell'educazione e della formazione delle persone coinvolte.
Il relatore ha concluso, anche rispondendo ad alcune domande del pubblico, rammentando l'importanza della famiglia,della crescita demografica e delle relazioni culturali e sociali.
Si è inoltre incoraggiato la difesa dei valori cristiani ispirati dalla corretta interpretazione della Dottrina sociale della Chiesa e dalla lettura efficace e sempre attuale dei capostipiti del pensiero distributista: Gilbert Keith Chesterton e Hilaire Belloc.
FABIO TREVISAN
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