L'asinello e la croce - l'omelia della Domenica delle Palme 2012 pronunciata da padre Cassian Folsom a Norcia

D

opo il canto della Passione, e dopo il lamento così commovente che abbiamo appena ascoltato, i nostri cuori si aprono ad accogliere il Signore — trionfante nel suo ingresso a Gerusalemme, sofferente nella sua Passione, morto per la nostra salvezza e sepolto nella tomba nuova scavata nella roccia.

 

Forse, ispirati dalla Passione, siamo più disponibili a sentire la voce del Signore quando dice: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua" (Lc 9:23). Sì, vogliamo andare dietro a lui, vogliamo stare con lui – e a causa di questo desiderio, possiamo anche accettare questa esortazione di prendere la propria croce – ma l'accettiamo con trepidazione e con riluttanza. Prendere la propria croce significa portare un peso enorme, e quindi anche se diciamo con le labbra che saremmo disponibili, nel profondo del cuore c'è una grande resistenza. La liturgia odierna, accostando due elementi che sembrano contrari – cioè l'ingresso trionfante di Gesù a Gerusalemme e la sua morte crudele sulla croce – ci può essere di aiuto.

 

Nel suo ingresso trionfante, il Signore si siede sopra un asinello. Nella Passione, il trono del Signore è il legno della croce. Vediamo più da vicino questi due elementi del racconto evangelico di oggi: l'asinello e la croce.

 

L'ASINELLO

 

Gesù avrebbe potuto scegliere un animale un po' più nobile: un cavallo, ad esempio. Avrebbe potuto scegliere un mezzo più regale: un carro o una biga. Ma ha scelto un asino. Perché? Perché nelle profezie dell'Antico Testamento, l'asino è, infatti, un simbolo del re messianico. Il racconto dell'ingresso di Gesù a Gerusalemme cita i profeti Isaia e Zaccaria dove sta scritto: "Dite alla figlia di Sion, Ecco il tuo re viene a te mite, seduto su un'asina, con un puledro, figlio di bestia da soma" (Mt 21,5). Gesù sull'asinello somiglia a Salomone nel giorno della sua incoronazione, quando entrava nella città di Gerusalemme montando sulla mula regale di suo padre Davide. L'immagine riportata dalle antiche profezie è di un re mite, umile, mansueto – non un rivoluzionario militare, non un re nel senso politico.

 

Chi o che cosa, in tutto il racconto dell'ingresso trionfale, è più vicino a Gesù – se non l'asinello? C'è un contatto diretto, fisico. L'asino porta il peso del Signore, ma il peso è dolce e il carico è leggero (cf. Mt 11,30). Come sarebbe bello se noi fossimo quell'asino! Avremmo l'onore di rendere al Signore un servizio tanto umile quanto necessario. In un certo senso, l'asino è il nuovo trono del re. Forse potremmo pensare a tutte le nostre sofferenze e a tutte le difficoltà della vita come se fossero il peso del Signore che noi, buona bestia da soma, portiamo molto volentieri. Proprio in questo modo, egli è vicino a noi.


LA CROCE

 

Nel momento della crocifissione, chi o che cosa è più vicino al Signore, se non la croce stessa? Sì, ai piedi della croce c'è la Madonna, c'è Giovanni, c'è Maria Maddalena, ma stanno ad una certa distanza. Con la croce stessa, invece, c'è un contatto diretto, fisico. Nella Liturgia delle Ore, l'inno per le lodi di questo periodo, si indirizza alla croce, con ammirazione e grandissima stima, dicendo:

 

 

O Croce fedele, albero tanto nobile,un altro non c'è nella selvadi rami e di fronde a te uguale.

O dolce legno, O dolci chiodi che sostenete un dolce peso.

O albero alto, piega i tuoi rami,distendi le rigide fibre,si allenti quel rigido legnoche porti con te per natura;accogli su un morbido tronco

le membra dell'eterno re.

To fosti l'alberto degnodi reggere il nostro riscatto…Il mondo è cosparso dal sacro sangue,

versato dal corpo dell'Agnello.

 

In questo inno, la croce – personificata – riceve l'onore di portare il Signore. E' un peso notevole, ma un peso dolce e leggero. Come sarebbe bello se noi fossimo quella croce! Forse "essere la croce" è un concetto più attraente del concetto "prendere la propria croce". Perché non è la nostra croce, è la sua! E' la croce del Signore! E se noi vogliamo essere vicini a lui, che cosa sarebbe meglio di fungere da trono per il Signore che regna dalla croce!

 

CONCLUSIONE

 

In questa liturgia della Domenica delle Palme, abbiamo due modelli da imitare; l'asinello e la croce. Se potessimo servire da bestia da soma per il Signore, che gioia! Se potessimo essere il trono ligneo della croce dove siede il Re della Glora, che onore! Non opponiamo resistenza, dunque, alle sofferenze della vita, non rifiutiamone il peso. Proprio nell'atto di portare il peso, portiamo Cristo; egli è quasi fisicamente presente accanto a noi, e noi siamo vicino a lui!

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