Dal prof. Carlo Bellieni - A scuola mancano figure maschili e i primi a rimetterci sono i bambini
Da L'Occidentale
I bambini non hanno più figure maschili di riferimento! E’ questo l’allarme lanciato in Francia da Le Figaro, quotidiano di larga diffusione, col titolo: “Salviamo i maschietti!”. Senza modello maschile, come cresceranno? Gli fa bene un mondo immaginario e reale fatto solo di gonne e figure maschili spesso (vedi la TV!) solo violente o narcisiste?
Il quotidiano francese punta il dito sul fatto che nelle scuole materne ed elementari ci sono solo maestre e ha ragione; anche in Italia, solo lo 0.7% degli insegnanti sono maschi alle materne e solo il 3.8% alle elementari. Facile dire che ai bambini serve una figura materna, ma le figure dei due sessi sono complementari e indispensabili. E avere una scuola in cui le maestre sono oltre il 90% deve far riflettere: è uguaglianza? Si dirà che nessuno impedisce a un uomo di entrare nella scuola. Già; ma un primo ostacolo è lo stipendio da maestro, che di solito non basta per mantenere una famiglia; più sostennibile e approcciabile per le donne che hanno già una fonte di reddito in casa. Il Nouvel Observateur (quotidiano progressista) riprende l’allarme dello psichiatra infantile Stéphane Clerget: lo sbilanciamento di insegnanti donne/uomini nuoce all’apprendimento dei maschietti; non è un problema di avere meno maestre, ma di riequilibrare un insegnamento devirilizzato, spiega.
Le Figaro aggiungeva anche un’altra chicca: i figli dei divorziati finiscono quasi sempre con l’essere assegnati alla mamma, e il babbo lo vedono solo in qualche week-end dove il genitore maschio finisce per far la parte del parco-giochi per accattivarsi come può un pizzico di cuore del figlio; risultato è che il figlio associa la figura paterna alla giocoleria e a nient’altro. E le figure maschili che passano in TV sono le star dello show biz: cantanti, calciatori, giornalisti d’assalto, urlatori dei talent-show; e vorrei vedere chi di voi le vede come modelli cui ispirare i figli. Ma è questo che i figli bevono.
Oltretutto nel panorama dei bambini è avvenuto anche un altro sovvertimento nel rapporto visivo maschi/femmine. Sono scomparsi i preti. Sono pochi, in Chiesa non ci si mette più piede e il prete ha comunque perso autorità sui media e nella società. Ed è un guaio, perché crolla una roccia dell’educazione e della solidarietà sociale di cui pagheremo e già paghiamo il prezzo. Se poi aggiungiamo la tradizionale tracotante latitanza dei padri nell’educazione dei figli, la frittata è fatta. La bilancia è inclinata: vincono (numericamente e temporalmente) le donne; ma in realtà (per colpa degli uomini volenti o nolenti) pèrdono tutti.
L’allarme per i bambini della “morte del maschio” non deve essere sottovalutato: è un danno per la psiche in formazione, mentre per il pediatra è un fattore di rischio per lo sviluppo; ci sembra attuale anche in Italia. Forse le pari opportunità si dovrebbe offrirle anche ai bambini.
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