[Bellieni] Sopravvive la neonata più piccola del mondo

La storia di Frieda: è venuta al mondo a sole 21 settimane, pesava 460 grammi ed era lunga 28 centimetri. Ma ce l'ha fatta lo stesso È la prima volta che una bambina così prematura riesce a salvarsi

DI CARLO BELLIENI

La gravidanza di solito dura 40 settimane. La piccola Frieda è nata dopo appena 21; e 6 mesi do­po sta bene, secondo quan­to affermano i medici. È ac­caduto a Fulda, in Germania. Quando è nata, Frieda misu­rava appena 28 centimetri e pesava solo 460 grammi. U­no scricciolo minuscolo ma dalla forza straordinaria: la piccola ha lottato con corag­gio per vivere. E ce l'ha fatta. Ora Frieda sembra quasi una neonata "comune": pesa 3,5 chili ed è lunga 50 centime­tri. Tanto da poter finalmen­te lasciare l'ospedale e l'am­biente sterile in cui è stata te­nuta per tornare a casa. Non solo, secondo fonti dell'o­spedale, la piccola dovrebbe avere uno sviluppo norma­le.

Non si erano ma verificati ca­si di sopravvivenza di bam­bini così piccoli. Anche per­ché tanti protocolli impon­gono di lasciarli morire sen­za una chance. E sicuramen­te non mancherà qualche commentatore "illuminato" che parlerà di accanimento terapeutico, ma che volete farci, i protocolli sono carta, la medicina fa passi da gi­gante e i critici hanno dovu­to tacere. Detto questo, tre osservazio­ni. La prima è che non ci si deve illudere: nascere picco­lissimi comporta un rischio di morte e di disabilità alti. I genitori devono saperlo per non sperare in una medicina miracolistica. Certo che que­sti rischi non dovrebbero far tralasciare l'obbligo ippocra­tico di dare a tutti una chan­ce, che evidentemente i me­dici tedeschi in questo sin­golo caso avevano ritenuto possibile. Sempre che ci sia una possibilità razionale le­gata allo sviluppo e alle con­dizioni del bimbo.

Seconda cosa da rilevare è che, come riporta l'ultimo numero di "Pediatrics", esi­ste una chiara tendenza, al­meno in Usa e Canada, a de­cidere se rianimare o meno i prematuri anche più grandi di Frieda, non sulla base del loro interesse reale, ma spes­so soppesando altri fattori, come l'età della madre e lo stato sociale dei genitori. E questo non possiamo accet­tarlo perché le cure vanno fatte solo ed esclusivamente nell'interesse del paziente. Terzo punto è che, dato che la legge 194 sull'interruzione di gravidanza impone (salvo in caso di rischio per la vita materna) di non praticare a­borti se il feto ha possibilità di sopravvivere, è chiaro che questa nascita ha fatto spo­stare questo limite sotto le 22 settimane, dato che la legge non parla di "certezza", ma di "possibilità" di vita autono­ma del feto.

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