INDIA - La polizia indiana impone il silenzio alle suore di Madre Teresa


Ripetiamo, è molto peggio che sparare sulla Croce Rossa.


Da AsiaNews, articolo di Nirmala Carvalho

Sono quelle accusate di sequestro e conversione di bambini. Dimostrata la falsità delle accuse, i bambini sono stati riconsegnati alle suore. Il Sangh Parivar organizza per domani una manifestazione contro le suore e il loro “traffico di bambini”. Insicurezza anche in Karnataka dove alcune chiese pentecostali sono state chiuse, pur essendo in regola coi documenti.


Chhattisghar (AsiaNews) – Le Missionarie della Carità che nei giorni scorsi sono state accusate di aver rapito e convertito 4 bambini neonati, hanno ricevuto l’ordine della polizia di non parlare con nessuno dell’incidente avvenuto il 5 settembre scorso. Intanto cresce una campagna dei radicali indù contro le suore, tanto che il convento è sotto custodia.

“La polizia con l’amministratore del distretto di Durg Chhattisgarh sono venuti al nostro convento dedicato a Madre Teresa – dice suor Mamata ad AsiaNews - e ci hanno dato l’ordine di non parlare con nessuno dell’incidente. L’amministratore ci ha spiegato che l’ordine era ‘per il nostro bene’ perché alcuni gruppi di militanti indù stanno muovendo l’opinione pubblica contro di noi e il nostro lavoro missionario”. Il convento è stato messo sotto il controllo della polizia 24 ore su 24. “L’amministratore – spiega suor Mamata – ci ha comunque consigliato di continuare il nostro lavoro a favore dei bambini e degli abbandonati”.

Lo scorso 5 settembre - anniversario della morte di Madre Teresa di Calcutta - quattro suore di Madre Teresa, fra cui suor Mamata erano state aggredite da attivisti del Bajrang Dal alla stazione ferroviaria di Durgh (Chhattisgarh). I radicali indù le hanno costrette con la forza a scendere dal treno, consegnandole agli agenti di polizia, accusandole di aver sequestrato e convertito i lattanti. I bambini erano stati messi nell’ospedale governativo sotto la custodia della polizia.

Nei giorni seguenti le suore hanno sporto una denuncia alla polizia, presentando tutti i documenti dei bambini. Dopo attento controllo, i documenti sono stati dichiarati validi e autentici. Per questo, i bambini sono stati trasferiti ancora alle cure delle suore.

Il ritorno dei bambini alle suore e il fallimento delle loro accuse, ha frustrato i membri radicali e domani la Sangh Parivar (una formazione-ombrello che raduna diversi gruppi di nazionalisti e estremisti indù) ha deciso di fare una manifestazione di protesta contro “il traffico di bambini organizzato dalle suore di Madre Teresa”. Kiran Dan, un attivista sociale, ha dichiarato ad AsiaNews che il Sangh Parivar “ha consegnato un memorandum alla procura perché le suore siano arrestate e si riapra l’inchiesta”.

La nuova ondata di violenze contro i cristiani, accusati di conversioni forzate, è partita dall’Orissa due settimane fa, ma si sta diffondendo in altri Stati della confederazione retti dal Bjp (Baratiya Janata Party).

Sajan K George, responsabile del Global Council of Indian Christians, con base a Bangalore, ha detto ad AsiaNews che “I sentimenti anti-cristiani si stanno diffondendo anche nel Karnataka. I gruppi dell’Hindutva riportano ogni giorno sui loro giornali la serie di distruzioni e incendi. Essi minacciano le comunità cristiane di far subire loro la stessa sorte e con la forza bloccano gli incontri di preghiera.

Nella sola area di Davangere (Karnataka), tre luoghi di preghiera sono stati chiusi con l’accusa di essere “non autorizzati”. I pastori pentecostali hanno mostrato tutti i documenti in regola, ma le chiese rimangono chiuse”.

Sajan K George assicura che ogni domenica estremisti del Sangh Parivar invadono luoghi di preghiera gridando slogan anti-cristiani e picchiando i fedeli. La maggior parte delle volte la polizia rimane muta e spettatrice.

Commentando tutta la vicenda sour Mamata dice ad AsiaNews: “Madre Teresa ha lavorato senza stancarsi per portare l’amore di Dio ai più poveri dei poveri. Noi siamo le sue figlie e volgiamo continuare la sua opera anche se siamo chiamate a soffrire. Siamo pronte a pagare il prezzo del nostro essere discepoli di Gesù”.

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