Cattolici - Kerala, sanzioni contro chi ha un terzo figlio. L'opposizione della Chiesa

Da Asianews
di Nirmala Carvalho

Mons. Vithayathil: “la Chiesa si opporrà sempre” “alla dittatura di Stato del governo marxista”. Proprio i più poveri rifiutano queste leggi, perché “sanno che ogni bambino è un dono”.


New Delhi (AsiaNews) – La Commissione per le riforme legislative dello Stato indiano del Kerala ha “raccomandato” l’adozione di sanzioni contro le famiglie che hanno il terzo figlio. Dura presa di posizione del cardinal Varkery Vithayathil, presidente della Conferenza episcopale cattolica indiana, contro “la dittatura di Stato del governo marxista” del Kerala, alla quale “la Chiesa cattolica si opporrà sino alla fine”.

“Nel 1958 – ricorda - dopo la caduta del governo comunista del Kerala, Jawaharlal Nehru, il primo premier dell’India, davanti al parlamento ha detto: Nel Kerala la Chiesa cattolica è una forza che va considerata”.

La Commissione, presieduta dal giudice V R Krishna Iyer della Suprema corte federale, ha raccomandato una sanzione di 10mila rupie (circa 150 euro) e l’esclusione dalla assistenza scolastica e sanitaria gratuita per le famiglie che hanno il terzo figlio, come pure da altri aiuti statali per abitazione e lavoro. La somma è importante per una famiglia indiana, la quale in genere non ha neanche il denaro per pagare la scuola o l’assistenza sanitaria.

L’art. 7 della nuova proposta di legge prevede che “persone ed enti non possono richiamare motivi religiosi, di regione, di setta, di casta, di culto o di altro genere per [giustificare la] nascita di più figli di quelli consentiti”. “Ogni persona o pubblica organizzazione o istituzione collegata con l’attività di pianificazione familiare e controllo delle nascite” può portare avanti al tribunale chi viola questa legge.

“Nessuno – esordisce mons. Vithayathil in un’intervista per AsiaNews – ha il diritto di decidere il numero dei figli. In passato il governo indiano ha tentato di farlo e ha incontrato un’opposizione generale, anche dei più poveri che sanno bene come un bambino sia un dono di Dio. Il governo giustifica queste misure draconiane per pretese ragioni demografiche.”

“In realtà, nel Kerala si fronteggiano due idee: l’ideologia della supremazia dello Stato e quella che afferma la libertà, il rispetto e la dignità della persona umana”.

Nel 1991 i cristiani risultano essere il 19,5% dei 29 milioni del Kerala. Nel 2001 la popolazione è giunta a circa 32 milioni, di cui il 19% cristiani.

La posizione della Chiesa non è solo d’opposizione ma anzitutto propositiva. “Noi – prosegue – promuoviamo e incoraggiamo una politica a favore della vita. E’ significativo che ricorrano i 40 anni della enciclica Humanae Vitae, documento valido e attuale anche oggi. Occorre riaffermare l’importanza della vita, di fronte a tale proposta di legge”. “Nessuna legge può negare o anche soltanto ostacolare il credente dall’essere aperto alla vita e accogliere con disponibilità ogni bambino”.

Cattolici - Ragazze rapite, convertite e sposate da musulmani, affidate a un Centro di assistenza

Nella società multietica nessuno parla di queste porcherie.

Da AsiaNews
di Qaiser Felix

Le due ragazze, di 13 e 10 anni, sono ospitate in un centro di accoglienza per sole donne. Il provvedimento deciso dall'Alta Corte di Lahore in attesa della sentenza del 4 agosto, in cui verrà stabilito il loro destino. Il sostegno dei cattolici alla famiglia .

Multan (AsiaNews) – “Il decreto emesso dal giudice è senza dubbio positivo. Per il momento possiamo tirare un sospiro di sollievo” in attesa dell’udienza del 4 agosto. È il commento soddisfatto di Peter Jacob, segretario della Commissione cattolica pakistana di Giustizia e pace, alla decisione del giudice Saghir Ahmed, dell'Alta Corte di Lahore, di affidare le due sorelle cristiane rapite da un gruppo di musulmani alle cure di un centro di accoglienza statale per sole donne.

Da martedì 29 luglio Saba Younas, 13 anni, e la sorella Anila, 10 anni, si trovano al sicuro lontano dai loro aguzzini: le giovani sono state rapite lo scorso 26 giugno nel villaggio di Chowk Munda, nella provincia del Punjab, dove si erano recate per andare a trovare lo zio, Khalid Raheel. Nei giorni successivi al sequestro, i rapitori hanno fatto sapere che le due ragazze si sarebbero convertite all’Islam e la più grande delle due avrebbe sposato uno dei figli dei sequestratori. In tribunale, inoltre, padre e figlio hanno ribadito la “piena volontà della ragazza di contrarre matrimonio”.

La famiglia di Saba e Anila ha potuto contare sull’aiuto concreto della commissione di Giustizia e pace e sul sostegno di tutta la comunità cattolica del Paese, a partire proprio dall’assistenza legale e dalla copertura delle spese necessarie per perorare la causa in tribunale. Il processo è aggiornato al 4 agosto prossimo, quando il giudice è chiamato a pronunciarsi sull’eventuale – e auspicato – ritorno a casa delle due sorelle, ancora minorenni.

Peter Jacob sottolinea l’importanza dell’ultimo provvedimento giudiziale, che ha stabilito l’allontanamento delle ragazze dal clan musulmano: in questo modo potranno passare un po’ di tempo da sole e, soprattutto, al riparo “dall’influenza” fisica e psicologica esercitata dai sequestratori. “Il giudice ha stabilito che nessuno può incontrare le due ragazze nel centro di accoglienza – afferma l’attivista – e in questo modo esse avranno tutto il tempo per riflettere sulla loro situazione”. Egli mostra inoltre “ottimismo” in vista dell’udienza di lunedì prossimo, e preannuncia fin d’ora altre battaglie se la sentenza non sarà positiva.

Un paio di settimane fa il giudice distrettuale Mian Muhammad Naeem, della sezione di Muzaffargarh, ha stabilito che le due sorelle cristiane “sono state convertite in maniera legittima all’Islam” e per questo non possono essere “restituite alle famiglie d’origine”. Archiviando la richiesta del padre di riottenere la custodia delle figlie, il giudice ha anche ammesso la “validità” del matrimonio fra le ragazze e i due musulmani.

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