Su Pier Giorgio Frassati - Filippo Turati: "Era veramente un uomo...".
Era veramente un uomo, quel Pier Giorgio Frassati che la morte a 24 anni ghermì. Ciò che si legge di lui è così nuovo e insolito che riempie di riverente stupore anche chi non condivide la sua fede. Giovane ricco, aveva scelto per sé il lavoro e la bontà. Credente in Dio, confessava la sua fede con aperta manifestazione di culto, concependola come una milizia, come una divisa che si indossa in faccia al mondo, senza mutarla con l'abito consueto per comodità, per opportunismo, per rispetto umano. Convintamente cattolico e socio della gioventù cattolica universitaria della sua città, disfidava i facili scherni degli scettici, dei volgari, dei mediocri, partecipando alle cerimonie religiose, facendo corteo al baldacchino dell'Arcivescovo in circostanze solenni.
Quando tutto ciò è manifestazione tranquilla e fiera del proprio convincimento e non esibizione ostentata per altri scopi, è bello e onorevole.
Ma come si distingue la "confessione" dalla "affettazione"? Ecco la vita è il termine di paragone delle parole e degli atti esteriori che altrimenti valgono ben poco. Quel giovane cattolico era anzitutto un credente.
(...) Tra l'odio, la superbia e lo spirito di dominio e di preda, questo "cristiano" che crede, e opera come crede, e parla come sente, e fa come parla, questo "intransigente" della sua religione, è pure un modello che può insegnare qualcosa a tutti.
Filippo Turati, Avanti!, luglio 1925.
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