San Tommaso Becket
Articolo tratto dal mensile "Vivere... e non vivacchiare"
Quella di san Tommaso Becket è una
storia davvero straordinaria. Un uomo a cui nulla è mancato: ricchezza,
bellezza, audacia, intelligenza, capacità politiche e diplomatiche. Chiunque si
sia mai avvicinato a lui ne ha subito il fascino, soprattutto per l'astuzia e
l'ambizione. A motivo di ciò, nel Natale del 1154, quando Enrico II
Plantageneto si trovava con la sua corte a Bermondsey, un quartiere di Londra,
ne rimase affascinato: fu lì, infatti, che egli incontrò per la prima
volta l’arcidiacono Thomas Becket, uomo di fiducia di Teobaldo di Bec,
arcivescovo di Canterbury. Quest’ultimo raccomandò Becket al
sovrano, decantandone le capacità amministrative e gestionali, che
avrebbero fatto di lui un ottimo cancelliere. Enrico II accettò di buon grado
il suggerimento e nominò senza indugio l’arcidiacono Lord Cancelliere del
regno d’Inghilterra. Nei dieci anni successivi Becket divenne non solo un
prezioso alleato nel governare il suo immenso impero, ma anche un fedele amico
e compagno nei momenti di svago e distensione. Uno degli obiettivi più grandi
di Enrico II consisteva nel pieno controllo della Chiesa inglese, limitando la
libertà degli ecclesiastici. Puntò così sull'amico Tommaso e, appena si liberò
la cattedra episcopale di Canterbury, lo ordinò sacerdote e successivamente
vescovo. "Se Dio permette che io diventi arcivescovo di Canterbury,
perderò l’amicizia di Vostra Maestà": queste le parole di Tommaso ad
Enrico. Parole che il re non colse minimamente. Infatti tutte le sue
aspettative finirono con l’essere clamorosamente disattese. Appena consacrato
arcivescovo, nel giugno del 1162, Becket abbandonò la sua precedente vita
di lussi e agiatezze per dedicarsi completamente al nuovo incarico: aprì le
porte della sua abitazione ai poveri distribuendo loro le proprie ricchezze;
adottò l’umile abito dei monaci agostiniani e iniziò a mortificarsi con un
cilicio, in segno di penitenza, divenendo un uomo estremamente devoto, che
si commuoveva sino alle lacrime nella celebrazione dell’Eucarestia. Consapevole
di non poter continuare a “servire due signori”, Dio e il re, Becket alla
fine del 1162 rinunciò al cancellierato, tentando così di sottrarsi
all’influenza di Enrico II. Quest'ultimo accolse con rabbia le dimissioni
dell’amico, che assestavano un duro colpo al suo progetto di controllo della
Chiesa inglese. Ma fu nel luglio del 1163 quando i rapporti tra i due si
compromisero del tutto: Becket, infatti, si dichiarò contrario alla proposta
del sovrano che il clero inglese fosse sottoposto alla giurisdizione regia. La
reazione di Enrico II fu drastica: nel gennaio del 1164 promulgò le
Costituzioni di Clarendon, che ridimensionavano fortemente l’autonomia della
Chiesa inglese nei riguardi della Corona. L'arcivescovo di Canterbury non si
piegò al volere reale e si rifiutò di firmare le Costituzioni. Costretto alla
fuga da un ordine di arresto emanato nei suoi confronti dal sovrano, lasciò
l’Inghilterra 1164 per rifugiarsi in Francia sotto la protezione del sovrano
Luigi VII. Costui si adoperò con grande zelo per riconciliare l’esule ed Enrico
II, ma ogni sforzo fu vano. Il conflitto tra i due si aggravò nel 1170, quando
Enrico II decise di affidare l’incoronazione a re d’Inghilterra del figlio
Enrico il Giovane, a Roger de Pont l’Évêque, arcivescovo di York e avversario
di lunga data di Becket. Quest’ultimo, cui spettava l’incoronazione dei
sovrani, scrisse ai vescovi del regno, proibendo loro di partecipare alla
cerimonia. Essa ebbe però ugualmente luogo e si tenne a Westminster nello
stesso anno. Sei giorni dopo l’incoronazione, Enrico II e Becket s'incontrarono
a Fréteval, in Normandia, dove il sovrano inglese si vide costretto a
restituire all’arcivescovo i beni che gli aveva confiscato, promettendogli
protezione nel caso fosse ritornato in Inghilterra. Becket accettò l’offerta,
sbarcando sull’isola il 1° dicembre del 1170, tra le acclamazioni di una folla
esultante. Appena ritornato in patria, Becket prese una risoluzione rischiosa:
scomunicare l’arcivescovo di York e i vescovi di Londra e Salisbury per aver
presenziato all’incoronazione di Enrico il Giovane; il provvedimento mandò su
tutte le furie Enrico II, che in quel momento si trovava in Normandia. "Chi
mi libererà da questo sacerdote turbolento?": furono queste le parole di
Enrico II che scatenarono la "fine" di Tommaso. Non sappiamo se
furono dette con lo scopo di eliminarlo o semplicemente in un momento di grande
rabbia. Quel che è certo è che quattro cavalieri anglo-normanni le presero alla
lettera e salparono immediatamente alla volta dell’Inghilterra. Era il 29 dicembre del 1170 quando i quattro
giunsero a Canterbury e si avvicinarono a Becket. Dopo averlo circondato, lo
assalirono con inaudita violenza, colpendolo alla testa fino a ucciderlo. I
cronisti dell’epoca riferiscono che l’arcivescovo non oppose alcuna resistenza
e che, in punto di morte, esclamò: «Abbraccio volentieri la morte nel nome di
Gesù e in difesa della Chiesa cattolica». Sembra che Enrico II, quando si rese
conto delle reali intenzioni dei quattro cavalieri, avrebbe inviato il suo
siniscalco Richard du Hommet per impedire il delitto: costui, tuttavia, sarebbe
arrivato troppo tardi. Quando il re venne a sapere dell’accaduto, ne rimase
sconvolto: per diversi giorni fece vita da recluso, rifiutandosi di vedere
chiunque. Il brutale omicidio suscitò l’indignazione di tutta la cristianità:
il re di Francia Luigi VII reclamò la vendetta di Dio, mentre papa Alessandro
III scomunicò sia i quattro cavalieri sia Enrico II. Quest’ultimo negò
apertamente, tramite lettere e ambascerie, il suo coinvolgimento nella vicenda.
Nel maggio del 1172 ad Avranches, in Normandia, dopo aver giurato solennemente
di fronte al clero e al popolo la propria innocenza, offrì il dorso nudo alla
flagellazione dei monaci presenti e annunciò di voler rinunciare alle
Costituzioni di Clarendon. Considerato un martire, Thomas Becket fu canonizzato
nel 1173 da Alessandro III. Nei dieci
anni successivi al santo vennero attribuiti oltre settecento miracoli. La sua
tomba, collocata dal 1220 all’interno della cattedrale di Canterbury, divenne
la principale meta di pellegrinaggio dell’Inghilterra del Basso Medioevo.
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