RISCOPRIRSI VIVI COME LAZZARO… 31 ANNI DOPO

Il tempo scorre veloce, e siamo giunti ormai ad Ottobre. Questa cosa mi impaurisce non poco, sembra quasi di non riuscire a stare dietro al tempo che passa. Con il trascorrere degli anni la realtà intorno sembra sempre più pesante e si è sempre più tentati a ricercare “riposo”, come se si avesse un bisogno imperante di anestetizzare la realtà che sembra essere troppo dura, a causa di certe notizie che appaiano troppo orride, dei nostri peccati che facciamo fatica a perdonarci e alla monotonia in cui molto spesso capita di cadere. Nonostante questo, Ottobre è davvero un periodo fantastico per la nostra Compagnia e le nostre opere, a partire dalla giornata di inizio anno dell’Opera Chesterton, dalla ricorrenza del 17 Ottobre 1993, la data di inizio della nostra compagnia e, infine, il fermento che si respira nella preparazione della tradizionale grande festa del primo di novembre.
E’ un momento dove il ricordo degli inizi cosparge di purezza l’inizio dell’anno delle nostre opera. In questi ultimi anni, credo di aver capito che la cosa più bella che possa capitare a un uomo è proprio quella di avere la grazia di ricominciare ogni volta, proprio come il sole, che sorge al mattino tutti i giorni. A volte ci sentiamo vecchi e appesantiti e l’innocenza e il divertimento sembrano dei ricordi lontani, la nostra umanità fragile e imperfetta ci tira verso dei baratri da cui facciamo davvero fatica a tirarci fuori. L’abitudine diventa quindi cinismo, il peccato diventa scrupolo, l’apparente umiltà diventa superbia. Di fronte a tutto questo, invece, c’è qualcosa di estremamente bello, inaspettato e a dir poco miracoloso. Nonostante la nostra disperazione, Dio fa capitare nella nostra vita dei grandi miracoli di cui non teniamo più conto e per i quali dovremmo essere estremamente felici e grati. Gilbert Keith Chesterton nella trasmissione radiofonica tenuta da lui stesso alla BBC, dal 1932 fino al 1936, nella puntata dedicata agli “eventi della settimana”, topos classico e forse stantio del giornalismo, ecco che nelle mani del romanziere si trasforma in un racconto sorprendente e magico, intitolato “Fatica settimanale”, in cui emerge il Chesterton più genuino che scherza sulla premura di essere sempre aggiornati sulle ultime novità: “Per sette volte ci siamo dissolti nel buio, come quando ci dissolveremo nella polvere; il nostro stesso essere, per quanto ne sappiamo, è stato spazzato via dal mondo delle cose viventi, e per sette volte ci siamo risvegliati vivi come Lazzaro, ritrovando tutte le nostre membra e i sensi inalterati, allo spuntar del giorno. Il semplice fatto del sonno è quasi il perfetto esempio di ciò a cui mi riferisco. È qualcosa di gran lunga più sensazionale di tutti i fatti e le bugie che leggiamo sui giornali”. Ed ecco che tutto acquista una nuova linfa, gli ideali si rifanno vivi, il cinismo si trasforma in tenerezza, la “Speranza divampa”, come diceva Gandalf prima della battaglia di Gondor. Vorrei avvicinarmi alla festa della nostra compagnia con questo spirito, lasciandomi alle spalle le brutture della mia persona, i miei peccati, le mie tristezze e ringraziare di essere parte operante di questa storia voluta da Dio. Per ventisette lunghi anni la compagnia è stata la mia spada, il mio rifugio, il mezzo che Dio mi ha dato per farsi conoscere da me. Ripensare a tutto questo mi mette nella giusta posizione di fronte a tutto ciò che mi circonda, libera l’uomo da quegli “inventari fatti sempre senza amore” che alle volte facciamo noi stessi alla nostra vita, come diceva Claudio Chieffo. Per questo, credo che sia necessario cercare qualcosa per cui essere grati, rinnovare la nostra presenza e basare la nostra vita su questo. L’ansia e la disperazione del nostro tempo possono essere combattute solo così, riscoprendo il miracolo della nostra umanità redenta.

Pier Giorgio Sermarini 

(Articolo tratto dal mensile "Vivere... e non vivacchiare!", ottobre 2024)