Verso l’alto: vita e canonizzazione di Pier Giorgio Frassati - di Vittorio Tusa (dal sito del Centro Studi Livatino).



L'articolo si diffonde anche sulla questione del processo di beatificazione e delle sue difficoltà.

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Pollone, primo dopoguerra. Intorno alle cinque del mattino, il giardiniere di Villa Frassati si trova sotto la finestra di Pier Giorgio a tirare in silenzio una corda, che non è collegata ad una campana ma al polso destro del giovane santo che sta dormendo. Un bacio alla Bibbia, si infila le amate scarpe da montagna, e via verso il Santuario di Oropa, una passeggiata in salita di un’oretta e mezza per andare alla Santa Messa davanti alla statua della Madonna Nera, per poi tonare giusto in tempo per la colazione estiva di famiglia.

Cosa ti porta verso l’alto in questa vita? Forse un padre senatore e fondatore di una delle più note testate giornalistiche in Italia? La ricchezza di una famiglia benestante torinese? Una laurea in ingegneria con specializzazione mineraria? “Verso l’Alto” era uno dei motti di Pier Giorgio Frassati, aveva le idee chiare ed ha realizzato il suo desiderio in soli 24 anni (1901-1925). Non ha seguito la carriera del padre, ogni moneta che passava dalle sue tasche veniva donata ai poveri delle strade che percorreva. Non ha conseguito titoli accademici, si è ammalato ed ha terminato i suoi giorni terreni prima dell’età adulta. Nessun impiego di successo da inserire a curriculum, ma una chiesa piena di poveri ed amici nel giorno dei funerali e la fama di santità che è giunta fino all’Arcivescovo di Torino.

Il resto nel collegamento qui sotto:

https://www.centrostudilivatino.it/verso-lalto-vita-e-canonizzazione-di-pier-giorgio-frassati/

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