Arpeggiando in Contea sui sentieri di San Filippo Neri e dell'insegnamento dei Papi.
Le cattedrali non sono monumenti medievali, ma case di vita, dove ci sentiamo "a casa": incontriamo Dio e ci incontriamo gli uni con gli altri. Neanche la grande musica – il gregoriano o Bach o Mozart – è cosa del passato, ma vive della vitalità della liturgia e della nostra fede. Se la fede è viva, la cultura cristiana non diventa "passato", ma rimane viva e presente. E se la fede è viva, anche oggi possiamo rispondere all’imperativo che si ripete sempre di nuovo nei Salmi: "Cantate al Signore un canto nuovo". Creatività, innovazione, canto nuovo, cultura nuova e presenza di tutta l’eredità culturale nella vitalità della fede non si escludono, ma sono un’unica realtà; sono presenza della bellezza di Dio e della gioia di essere figli suoi.
(Benedetto XVI, Udienza generale del 21 Maggio 2008)
Ecco qui di seguito la testimonianza di Maria Di Giulio, docente di Arpa presso il Conservatorio "A. Casella" di L' Aquila:
La Società Chestertoniana Italiana di San Benedetto del Tronto, grazie all’impegno del M° Aldo Caterina, ha inserito nei “I Pomeriggi della Contea” un appuntamento musicale tutto dedicato all’arpa, uno strumento antico, poco popolare, ma carico di storia e di fascino evocativo.
Il pubblico ha molto apprezzato le performance delle due giovanissime arpiste ascoltando il concerto con attento silenzio ed elargendo calorosi applausi alla fine.
Anche al termine del concerto si è ulteriormente manifestato l’interesse del pubblico che ha rivolto numerose domande alle due giovani arpiste e alla loro insegnante M° Maria Di Giulio, docente al Conservatorio di L’Aquila.
La locandina del concerto riportava, come buon auspicio, una citazione del XIV canto del Paradiso di Dante:
“…E come giga ed arpa, in tempra tesa
di molte corde fa dolce tintinnio
a tal da cui la nota non è intesa...”
Ebbene il pomeriggio musicale ha pienamente dimostrato che “il dolce tintinnio dell’arpa in tempra tesa” è stato vissuto con partecipazione anche da chi non intende le note.
Per le giovanissime arpiste è stata una palestra per la futura professione, ma soprattutto una bellissima esperienza poiché donare il proprio talento, condividere con il pubblico la propria sensibilità musicale e riuscire a comunicarla è la vocazione principale di ogni musicista.
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