“La veste è il segno che io sono di Gesù”
Il 5 ottobre scorso è stato beatificato
Rolando Rivi, un giovanissimo seminarista ucciso in odio alla fede a soli 14
anni. La sua colpa fu quella di indossare la talare e non volersela togliere.
“E’ il segno che sono di Gesù”.
Sabato
5 ottobre, al Palasport di Modena si è svolta la beatificazione di Rolando
Rivi. A presiedere la Celebrazione è stato il cardinale Angelo Amato Prefetto
della Congregazione per le Cause dei Santi. Insieme a lui hanno concelebrato
nove vescovi. Circa cinquemila fedeli hanno stipato il Palasport.
Ma
scendiamo ora al cuore della faccenda: chi era Rolando Rivi?
La
storia di Rolando Rivi si inserisce in uno dei capitoli meno conosciuti della
recente storia di Italia, ma probabilmente tra i più odiosi: quello della
guerra civile dell’immediato dopoguerra e dei 130 sacerdoti che tra il 1944 e
il 1947 furono uccisi in odio alla fede cattolica.
Rolando
Rivi era nato a San Valentino di Castellarano (Re) il 7 gennaio 1931, da
Roberto Rivi e Albertina Canovi, cresciuto in un clima sereno e venne educato
cristianamente dalla sua famiglia.
Nella primavera del 1942 disse al suo parroco, Don Olinto Marzocchini, di volersi fare prete; ad ottobre dello stesso anno entrò nel Seminario minore di Marola senza che i genitori ebbero nulla da opporre.
Nella primavera del 1942 disse al suo parroco, Don Olinto Marzocchini, di volersi fare prete; ad ottobre dello stesso anno entrò nel Seminario minore di Marola senza che i genitori ebbero nulla da opporre.
Nel
giugno del 1944 il Seminario fu occupato dai tedeschi così i ragazzi e i
sacerdoti furono mandati a casa. Rolando Rivi continuò a trascorrere le sue
giornate studiando e vivendo da seminarista, continuando ad indossare la veste
talare nonostante fosse pericoloso per il clima di odio generato dal fanatismo
ideologico che aveva portato un gruppo di partigiani comunisti, durante
l’estate di quello stesso anno, a picchiare, in un agguato notturno, Don Olinto
Marzocchini.
“…Io studio da prete e la veste è il segno che io sono di Gesù” rispondeva schiettamente a chi lo consigliava di non indossare la tonaca.
“…Io studio da prete e la veste è il segno che io sono di Gesù” rispondeva schiettamente a chi lo consigliava di non indossare la tonaca.
Il
10 aprile del 1945, dopo aver partecipato alla Messa, tornò a casa, prese i
libri e si recò a studiare nel boschetto poco distante. A mezzogiorno i
genitori, non vedendolo tornare, andarono a cercarlo ma trovarono un biglietto
con scritto: “Non cercatelo. Viene un momento con noi, partigiani”. I
partigiani dopo averlo fatto marciare per 19 chilometri , lo portarono
in un loro rifugio. Quando gli chiesero di sputare sul crocefisso e di
togliersi la tonaca, lui rifiutò. Venne spogliato della veste talare e
picchiato. Dopo tre giorni di torture, dunque, lo uccisero con due colpi di
pistola mentre in ginocchio, sul bordo della fossa che gli avevano fatto
scavare, pregava per i suoi genitori. Il motivo della condanna è sintetizzato
in queste parole: «Uccidiamolo, avremo un prete in meno».
Il
padre di Rolando, Roberto Rivi, accompagnato dal parroco Don Alberto Camellini,
che aveva sostituito Don Olinto Marzocchini, dopo varie ricerche riuscirono a
farsi dire dai partigiani dove era il corpo del ragazzo. Chi aveva premuto il
grilletto dichiarò “E’ stato ucciso qui, l’ho ucciso io, ma sono perfettamente
tranquillo”. Lo ritrovarono sotto un piccolo strato di terra e foglie secche. Era
venerdì 13 aprile 1945 e Rolando aveva solo 14 anni e 3 mesi. La sua veste da
seminarista fu arrotolata come un pallone da calciare e dopo appesa come un
trofeo di guerra, sotto il porticato di una casa vicina. La salma fu posta in
una bara improvvisata e portata nella chiesa parrocchiale di Monchio per la
funzione liturgica, e poi sepolta nel locale cimitero parrocchiale. Solo dopo,
il padre e il cappellano ritornarono a San Valentino a portare la notizia alla
desolata madre e al villaggio; la notizia suscitò uno sgomento generale di
fronte a tanta barbarie.
Oggi
i resti di Rolando Rivi si trovano all’interno dell’antica Pieve di San
Valentino di Castellarano dove furono traslati il 29 giugno 1997.
I
suoi genitori scrissero sulla sua tomba: “Tu che dalle tenebre e dall’odio
fosti spento, vivi nella luce e nella pace di Cristo”.
E’ sorprendente constatare come sulla tomba ci siano sempre persone a pregare, a chiedere una grazia. Sono passati oltre 60 anni, ma resta sempre viva la sua confessione “Io sono di Gesù”.
Rolando Rivi fu, ed è, una delle tante stelle luminose del firmamento affollato dei martiri, specie del XX secolo, che passando dalla Rivoluzione Messicana, alla Guerra Civile Spagnola, alla Rivoluzione e persecuzione in Russia o vittime delle due Guerre Mondiali, hanno testimoniato con il loro sangue innocente, la fede in Cristo, seguendolo lungo il Calvario.
E’ sorprendente constatare come sulla tomba ci siano sempre persone a pregare, a chiedere una grazia. Sono passati oltre 60 anni, ma resta sempre viva la sua confessione “Io sono di Gesù”.
Rolando Rivi fu, ed è, una delle tante stelle luminose del firmamento affollato dei martiri, specie del XX secolo, che passando dalla Rivoluzione Messicana, alla Guerra Civile Spagnola, alla Rivoluzione e persecuzione in Russia o vittime delle due Guerre Mondiali, hanno testimoniato con il loro sangue innocente, la fede in Cristo, seguendolo lungo il Calvario.
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