Fabio Trevisan e il gusto della meraviglia
IMPARIAMO SORRIDENDO
"Tutto sta in una disposizione della mente, e in questo momento io sono in una disposizione molto comoda. Siederò tranquillo e lascerò che prodigi ed avventure si posino su di me come mosche. Ce ne sono molti, ve l'assicuro. Il mondo non morirà mai per assenza di meraviglie, ma solo per assenza di meraviglia".
La disposizione della mente evocata in questa splendida frase da Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) non ha a che fare con un mero esercizio intellettuale di controllo ma piuttosto con la capacità naturale di contemplare e godere la bellezza del creato. L'uomo infatti, seppur segnato dal peccato originale, rimane creatura di Dio capax infiniti e quindi conserva questa capacità originaria di meravigliarsi. La disposizione comoda con la quale lo scrittore inglese accompagna l'acuta riflessione non ha nulla a che vedere con un dolce far niente preoccupato solamente dell'inedia di cacciare le fastidiose mosche. Chesterton vuole ricondurci alla sapienza originaria del gustare, dell'apprezzare le cose, le meraviglie ed i prodigi del mondo e ci assicura che ce ne sono davvero tanti. Questa frase, tratta dall'opera Tremendous trifles del 1909, la si può ritrovare completa nel libro: <<La nonna del drago e altre serissime storie>> (Editrice Guerrino Leardini) curata dal Centro Missionario Francescano e dalla Società Chestertoniana Italiana e va letta, imparando sorridendo, con un'altra frase che ne completa il senso: "Molti si lamentano della nostra epoca tumultuosa e dinamica, ma in realtà questo apparente trambusto nasconde l'effettiva pigrizia del pensare (o del contemplare)". In questo stare a guardare non si ha quindi la scaturigine dell'ozio, padre di tutti i vizi, ma esattamente il contrario. In un mondo affannoso e disperato che sembra congiurare contro la contemplazione, l'uomo ha la responsabilità di tener desta la mente, allargare la ragione anche attraverso un sano raccoglimento che gli permetta di valorizzare i prodigi che gli accadano intorno purché si disponga ad accoglierli, ad accettarli.
Falso è quel riposo che scacci, come le mosche, la capacità di meravigliarsi. Dal riconoscimento della bontà divina che si manifesta nel creato sta l'autentica possibilità di rigenerarsi. Con la disposizione rilassata ma ampia della mente si possono cogliere e vedere aspetti della realtà altrimenti ignoti. Un ameno esercizio spirituale che riconosca quindi la centralità di Dio nella vita dell'uomo non significa affatto che sminuisca il valore della persona o ne affievolisca la responsabilità anche rispetto alla cura per il creato, ma piuttosto paradossalmente ne anticipa il suo desiderio ed il suo fine: poter gustare e vedere, anche attraverso le cose, il volto di Dio.
A nulla serve arrabattarsi o trastullarsi miseramente senza alcuno scopo, magari non volendo pensare a niente. Un tuffo nel vasto oceano dell'Essere è imprescindibile per la salvezza del mondo. Impariamo sorridendo ad apprezzare e riconoscere questa facoltà originaria dell'uomo poiché il mondo non perirà per assenza di meraviglie, ma solo per assenza di meraviglia.
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