“Vivere e non Vivacchiare”
Cristo è sempre il nostro sostegno
Il cardinale vietnamita Nguyên Van Thuân, scomparso nel 2002, ha vissuto tredici anni in carcere, momenti durissimi, ma dati con amore e senza mai perdere la fede o cedere alla rassegnazione. Giovanni Paolo II parlando di lui disse: “quando tutto crolla attorno a noi e forse anche dentro di noi, Cristo resta indefettibile nostro sostegno”. Un grande sacerdote e merita davvero conoscere la sua vita.
Il Cardinale François Xavier Nguyên Van Thuân è nato il 17 aprile 1928 a Huê (Viêt Nam). Discendeva da una famiglia che può annoverare numerosi martiri: nel 1885 tutti gli abitanti del villaggio di sua madre furono bruciati nella chiesa parrocchiale, eccetto suo nonno, che in quel tempo studiava in Malesia. I suoi antenati paterni sono stati vittime di molte persecuzioni. tra il 1698 al 1885. Il suo bisnonno paterno, insieme con gli altri familiari, era stato forzatamente assegnato ad una famiglia non cristiana in modo che perdesse la fede. E raccontava questa vicenda al giovane François Xavier. Gli narrava che ogni giorno, all'età di 15 anni, faceva a piedi 30 chilometri per portare a suo padre, in prigione perché cristiano, un po' di riso e un po' di sale. Sua nonna, ogni sera, dopo le preghiere della famiglia, recitava ancora il rosario per i sacerdoti. Non sapeva né leggere né scrivere. Sua mamma Elisabeth lo ha educato cristianamente fin da quando era in fasce. Ogni sera gli insegnava le storie della Bibbia e gli raccontava le testimonianze dei martiri, specialmente dei suoi antenati. Gli parlava tanto di santa Teresina di Gesù Bambino. Quando il figlio venne arrestato, la mamma continuava a pregare perché lui restasse sempre fedele alla Chiesa, pronto a compiere la volontà di Dio, perdonando i suoi aguzzini. E’ stato ordinato sacerdote l'11 giugno 1953. E’ stato nominato da Papa Paolo VI Arcivescovo il 24 aprile 1975. Con l'avvento del regime comunista è stato arrestato e messo in carcere. Ha vissuto in prigione per tredici anni, fino al 21 novembre 1988, senza giudizio né sentenza, trascorrendo nove anni in isolamento. Quando i comunisti sono arrivati a Saigon lo hanno immediatamente accusato del fatto che la sua nomina ad Arcivescovo era frutto di un «complotto tra il Vaticano e gli imperialisti». Non si è mai fatto sopraffare dalla rassegnazione. Anzi, ha cercato di vivere la prigionia «colmandola di amore». Quang, un bambino di 7 anni, gli procurava di nascosto i fogli di carta e poi portava i messaggi a casa in modo che i suoi fratelli e le sue sorelle potesse ricopiare quei testi e diffonderli. Ecco come è nato il libro intitolato: «Il cammino della speranza». E come poi «Il cammino della speranza alla luce della Parola di Dio». Ha vissuto momenti durissimi come il viaggio su una nave con 1500 prigionieri affamati e disperati. Quindi nel campo di rieducazione di Vinh-Quang, sulle montagne, con altri 250 prigionieri. Poi il lungo isolamento, durato ben nove anni. C'erano solo due guardie. In carcere non ha potuto portare con sé la Bibbia. Allora ha raccolto tutti i pezzetti di carta che ha trovato e ha realizzato una minuscola agenda sulla quale ha riportato più di 300 frasi del Vangelo. Questo Vangelo è stato il suo vademecum quotidiano, il suo scrigno prezioso al quale attingere forza. La celebrazione dell'Eucaristia è stato il momento centrale delle sue giornate. Ha celebrato la Santa Messa sul palmo della sua mano, con tre gocce di vino ed una goccia d'acqua. Quando è stato arrestato gli venne permesso di scrivere una lettera per chiedere ai parenti le cose più necessarie. Domando allora un po' di vino come medicina contro il mal di stomaco. I fedeli compresero il significato vero della richiesta e gli mandarono subito una bottiglietta con il vino della Messa e con l'etichetta: «medicina contro il mal di stomaco». Per conservare il Santissimo ha usato perfino la carta dei pacchetti di sigarette. In carcere è riuscito anche a creare delle piccole comunità cristiane che si ritrovavano per pregare insieme e soprattutto per la celebrazione dell'Eucaristia. La notte, quando è stato possibile, ha organizzato turni di adorazione davanti all'Eucaristia. Era in isolamento ad Hanoi quando una signora della polizia gli ha portato un piccolo pesce che lui avrebbe dovuto cucinare. Il pesce era avvolto in due pagine dell'«Osservatore Romano». Senza farsi notare egli ha lavato bene quei due fogli e li ha fatto asciugare al sole, conservandoli quasi come una reliquia. Nell'isolamento della prigione, quelle due pagine era un segno di comunione con Pietro. Il suo atteggiamento di amore ha profondamente colpito le guardie. Tanto che i capi della polizia gli hanno chiesto di insegnare agli agenti le lingue. Così i suoi carcerieri sono divenuti anche suoi scolari. Sulle montagne di Vinh Phù, nella prigione di Vinh Quang, ha chiesto ad una guardia il permesso di tagliare un pezzetto di legno a forma di croce. E lui lo ha accontentato. In un'altra prigione ha chiesto alla guardia un pezzo di filo elettrico. Temendo che volesse suicidarsi, l'agente si è spaventato. Mons. Van Thuân gli ha spiegato che voleva fare una catenella per portare la sua croce. Dopo tre giorni la guardia ha procurato anche un paio di pinze ed insieme hanno forgiato una catena. Quella croce e quella catena porterà sempre con sé, al collo, anche da cardinale. E’ stato liberato il 21 novembre 1988. Ha predicato gli Esercizi spirituali quaresimali a Giovanni Paolo II e alla Curia Romana nell'anno 2000. «Nel primo anno del terzo millennio un vietnamita predicherà gli esercizi spirituali alla Curia Romana» gli disse Giovanni Paolo II il 15 dicembre 1999. Guardandolo intensamente il Papa gli chiese: «Lei ha in mente un tema?». «Santo Padre, cado dalle nuvole, sono sorpreso. Forse potrei parlare della speranza» rispose Van Thuân. E il Papa: «Porti la sua testimonianza!». A conclusione degli Esercizi il Papa disse: «Ringrazio il carissimo Mons. Francois Xavier Nguyên Van Thuân il quale con semplicità ed ispirato afflato spirituale ci ha guidati nell'approfondimento della nostra vocazione di testimoni della speranza evangelica all'inizio del terzo millennio. Testimone egli stesso della croce nei lunghi anni di carcerazione in Viêt Nam, ci ha raccontato frequentemente fatti ed episodi della sua sofferta prigionia, rafforzandoci così nella consolante certezza che quando tutto crolla attorno a noi e forse anche dentro di noi, Cristo resta indefettibile nostro sostegno». Il Cardinale François Xavier Nguyên Van Thuân è deceduto il 16 settembre 2002. (Tratto da http://www.vanthuanobservatory.org).
(questo articolo lo troverete sul prossimo numero di “Vivere e non Vivacchiare” . Invitiamo tutti i nostri lettori a abbonarsi al mensile della Compagnia dei Tipi Loschi inviando Euro 15 sul c.c.p. 12267639 intestato a Associazione Papa Giovanni Paolo II onlus)
Cristo è sempre il nostro sostegno
Il cardinale vietnamita Nguyên Van Thuân, scomparso nel 2002, ha vissuto tredici anni in carcere, momenti durissimi, ma dati con amore e senza mai perdere la fede o cedere alla rassegnazione. Giovanni Paolo II parlando di lui disse: “quando tutto crolla attorno a noi e forse anche dentro di noi, Cristo resta indefettibile nostro sostegno”. Un grande sacerdote e merita davvero conoscere la sua vita.
Il Cardinale François Xavier Nguyên Van Thuân è nato il 17 aprile 1928 a Huê (Viêt Nam). Discendeva da una famiglia che può annoverare numerosi martiri: nel 1885 tutti gli abitanti del villaggio di sua madre furono bruciati nella chiesa parrocchiale, eccetto suo nonno, che in quel tempo studiava in Malesia. I suoi antenati paterni sono stati vittime di molte persecuzioni. tra il 1698 al 1885. Il suo bisnonno paterno, insieme con gli altri familiari, era stato forzatamente assegnato ad una famiglia non cristiana in modo che perdesse la fede. E raccontava questa vicenda al giovane François Xavier. Gli narrava che ogni giorno, all'età di 15 anni, faceva a piedi 30 chilometri per portare a suo padre, in prigione perché cristiano, un po' di riso e un po' di sale. Sua nonna, ogni sera, dopo le preghiere della famiglia, recitava ancora il rosario per i sacerdoti. Non sapeva né leggere né scrivere. Sua mamma Elisabeth lo ha educato cristianamente fin da quando era in fasce. Ogni sera gli insegnava le storie della Bibbia e gli raccontava le testimonianze dei martiri, specialmente dei suoi antenati. Gli parlava tanto di santa Teresina di Gesù Bambino. Quando il figlio venne arrestato, la mamma continuava a pregare perché lui restasse sempre fedele alla Chiesa, pronto a compiere la volontà di Dio, perdonando i suoi aguzzini. E’ stato ordinato sacerdote l'11 giugno 1953. E’ stato nominato da Papa Paolo VI Arcivescovo il 24 aprile 1975. Con l'avvento del regime comunista è stato arrestato e messo in carcere. Ha vissuto in prigione per tredici anni, fino al 21 novembre 1988, senza giudizio né sentenza, trascorrendo nove anni in isolamento. Quando i comunisti sono arrivati a Saigon lo hanno immediatamente accusato del fatto che la sua nomina ad Arcivescovo era frutto di un «complotto tra il Vaticano e gli imperialisti». Non si è mai fatto sopraffare dalla rassegnazione. Anzi, ha cercato di vivere la prigionia «colmandola di amore». Quang, un bambino di 7 anni, gli procurava di nascosto i fogli di carta e poi portava i messaggi a casa in modo che i suoi fratelli e le sue sorelle potesse ricopiare quei testi e diffonderli. Ecco come è nato il libro intitolato: «Il cammino della speranza». E come poi «Il cammino della speranza alla luce della Parola di Dio». Ha vissuto momenti durissimi come il viaggio su una nave con 1500 prigionieri affamati e disperati. Quindi nel campo di rieducazione di Vinh-Quang, sulle montagne, con altri 250 prigionieri. Poi il lungo isolamento, durato ben nove anni. C'erano solo due guardie. In carcere non ha potuto portare con sé la Bibbia. Allora ha raccolto tutti i pezzetti di carta che ha trovato e ha realizzato una minuscola agenda sulla quale ha riportato più di 300 frasi del Vangelo. Questo Vangelo è stato il suo vademecum quotidiano, il suo scrigno prezioso al quale attingere forza. La celebrazione dell'Eucaristia è stato il momento centrale delle sue giornate. Ha celebrato la Santa Messa sul palmo della sua mano, con tre gocce di vino ed una goccia d'acqua. Quando è stato arrestato gli venne permesso di scrivere una lettera per chiedere ai parenti le cose più necessarie. Domando allora un po' di vino come medicina contro il mal di stomaco. I fedeli compresero il significato vero della richiesta e gli mandarono subito una bottiglietta con il vino della Messa e con l'etichetta: «medicina contro il mal di stomaco». Per conservare il Santissimo ha usato perfino la carta dei pacchetti di sigarette. In carcere è riuscito anche a creare delle piccole comunità cristiane che si ritrovavano per pregare insieme e soprattutto per la celebrazione dell'Eucaristia. La notte, quando è stato possibile, ha organizzato turni di adorazione davanti all'Eucaristia. Era in isolamento ad Hanoi quando una signora della polizia gli ha portato un piccolo pesce che lui avrebbe dovuto cucinare. Il pesce era avvolto in due pagine dell'«Osservatore Romano». Senza farsi notare egli ha lavato bene quei due fogli e li ha fatto asciugare al sole, conservandoli quasi come una reliquia. Nell'isolamento della prigione, quelle due pagine era un segno di comunione con Pietro. Il suo atteggiamento di amore ha profondamente colpito le guardie. Tanto che i capi della polizia gli hanno chiesto di insegnare agli agenti le lingue. Così i suoi carcerieri sono divenuti anche suoi scolari. Sulle montagne di Vinh Phù, nella prigione di Vinh Quang, ha chiesto ad una guardia il permesso di tagliare un pezzetto di legno a forma di croce. E lui lo ha accontentato. In un'altra prigione ha chiesto alla guardia un pezzo di filo elettrico. Temendo che volesse suicidarsi, l'agente si è spaventato. Mons. Van Thuân gli ha spiegato che voleva fare una catenella per portare la sua croce. Dopo tre giorni la guardia ha procurato anche un paio di pinze ed insieme hanno forgiato una catena. Quella croce e quella catena porterà sempre con sé, al collo, anche da cardinale. E’ stato liberato il 21 novembre 1988. Ha predicato gli Esercizi spirituali quaresimali a Giovanni Paolo II e alla Curia Romana nell'anno 2000. «Nel primo anno del terzo millennio un vietnamita predicherà gli esercizi spirituali alla Curia Romana» gli disse Giovanni Paolo II il 15 dicembre 1999. Guardandolo intensamente il Papa gli chiese: «Lei ha in mente un tema?». «Santo Padre, cado dalle nuvole, sono sorpreso. Forse potrei parlare della speranza» rispose Van Thuân. E il Papa: «Porti la sua testimonianza!». A conclusione degli Esercizi il Papa disse: «Ringrazio il carissimo Mons. Francois Xavier Nguyên Van Thuân il quale con semplicità ed ispirato afflato spirituale ci ha guidati nell'approfondimento della nostra vocazione di testimoni della speranza evangelica all'inizio del terzo millennio. Testimone egli stesso della croce nei lunghi anni di carcerazione in Viêt Nam, ci ha raccontato frequentemente fatti ed episodi della sua sofferta prigionia, rafforzandoci così nella consolante certezza che quando tutto crolla attorno a noi e forse anche dentro di noi, Cristo resta indefettibile nostro sostegno». Il Cardinale François Xavier Nguyên Van Thuân è deceduto il 16 settembre 2002. (Tratto da http://www.vanthuanobservatory.org).
(questo articolo lo troverete sul prossimo numero di “Vivere e non Vivacchiare” . Invitiamo tutti i nostri lettori a abbonarsi al mensile della Compagnia dei Tipi Loschi inviando Euro 15 sul c.c.p. 12267639 intestato a Associazione Papa Giovanni Paolo II onlus)
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