Un passaggio del discorso del Card. Bagnasco.
Il Card. Angelo Bagnasco ha pronunciato ieri la prolusione introduttiva della 58° assemblea della Conferenza Episcopale Italiana.
Ha toccato molti temi interessanti, e per questo potete andare a leggere qui l'articolo del nostro amico giornalista de Il Giornale Andrea Tornielli.
Questo passaggio qui sotto ci è sembrato particolarmente significativo:
«L’annuncio kerigmatico oggi cattura più solitamente dall’inizio, perché è realmente il fascino esercitato dalla persona di Gesù a colpire, per contrasto, magari come ragione di un evento che turba o come senso profondo di una testimonianza di vita che colpisce e sgomenta. Ma anche come reazione abissalmente altra rispetto al vuoto desolante, rispetto ai progetti di de-costruzione che passano per l’assunzione delle droghe o dell’alcol, per i riti dell’assordimento e dello stordimento. Cristo allora diventa come il risveglio inaudito ad una vita diversa, radicalmente altra, ideale subito concreto e pertinente, principio riordinatore di un’esistenza via via capace di altri sapori e di altri riti. È da qui, dall’evento dell’incontro già nitido ma non ancora completo, che può iniziare il cammino della conoscenza che, oggi forse ancor più di ieri, converge fino ad essere un tutt’uno con quello della conversione, ossia di una vera metà-noia che porterà i giovani, con i ritmi di ogni crescita, con gli inevitabili alti-e-bassi di ogni ascesi, ad assumere su di sé “il grande sì della fede”, lasciandosi personalmente sagomare da esso nella propria e specifica esistenza, con i suoi talenti e la sua vocazione».
Ha toccato molti temi interessanti, e per questo potete andare a leggere qui l'articolo del nostro amico giornalista de Il Giornale Andrea Tornielli.
Questo passaggio qui sotto ci è sembrato particolarmente significativo:
«L’annuncio kerigmatico oggi cattura più solitamente dall’inizio, perché è realmente il fascino esercitato dalla persona di Gesù a colpire, per contrasto, magari come ragione di un evento che turba o come senso profondo di una testimonianza di vita che colpisce e sgomenta. Ma anche come reazione abissalmente altra rispetto al vuoto desolante, rispetto ai progetti di de-costruzione che passano per l’assunzione delle droghe o dell’alcol, per i riti dell’assordimento e dello stordimento. Cristo allora diventa come il risveglio inaudito ad una vita diversa, radicalmente altra, ideale subito concreto e pertinente, principio riordinatore di un’esistenza via via capace di altri sapori e di altri riti. È da qui, dall’evento dell’incontro già nitido ma non ancora completo, che può iniziare il cammino della conoscenza che, oggi forse ancor più di ieri, converge fino ad essere un tutt’uno con quello della conversione, ossia di una vera metà-noia che porterà i giovani, con i ritmi di ogni crescita, con gli inevitabili alti-e-bassi di ogni ascesi, ad assumere su di sé “il grande sì della fede”, lasciandosi personalmente sagomare da esso nella propria e specifica esistenza, con i suoi talenti e la sua vocazione».
Commenti