Il Papa: "Quaresima, occasione per rendere più viva e salda la nostra speranza"
Nulla più della preghiera, "motore del mondo", alimenta la speranza, “perché nulla più del pregare con fede esprime la realtà di Dio nella nostra vita”. Ma anche la sofferenza va nella stessa direzione, perché essa si apre alla partecipe consolazione di Dio.
Roma (AsiaNews) - La preghiera, “motore del mondo”, prima arma per vincere la lotta contro il male, insieme alla penitenza ed al digiuno, caratterizzano il tempo della Quaresima, che è “un’occasione provvidenziale per rendere più viva e salda la nostra speranza”. Che trova realtà anche nella sofferenza, che si apre alla partecipe consolazione di Dio.
Ruota intorno alla speranza, oggetto della sua seconda enciclica, la “stazione quaresimale” compiuta oggi pomeriggio, da Benedetto XVI nell’antica basilica romana di Santa Sabina, per il rito delle Ceneri. E’ una lunga celebrazione che in un luminoso pomeriggio è cominciata nella non lontana e suggestiva chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino. Da qui, dopo un momento di preghiera, si è mossa la processione penitenziale, alla quale hanno preso parte cardinali, vescovi, sacerdoti e fedeli, oltre ai monaci benedettini di Sant’Anselmo, ed ai domenicani di Santa Sabina. In quest’ultima chiesa, il Papa, nel corso della celebrazione ha ricevuto le ceneri dal cardinale Joseph Tomko, responsabile della basilica.
La preghiera, nelle parole del Papa, “alimenta la speranza, perché nulla più del pregare con fede esprime la realtà di Dio nella nostra vita. Anche nella solitudine della prova più dura, niente e nessuno possono impedirmi di rivolgermi al Padre, ‘nel segreto’ del mio cuore, dove Lui solo ‘vede’, come dice Gesù nel Vangelo (cfr Mt 6,4.6.18)”.
“La preghiera – ha proseguito Benedetto XVI - è un crogiuolo in cui le nostre attese e aspirazioni vengono esposte alla luce della Parola di Dio, vengono immerse nel dialogo con Colui che è la verità, ed escono liberate da menzogne nascoste e compromessi con diverse forme di egoismo (cfr Spe salvi, 33). Senza la dimensione della preghiera, l’io umano finisce per chiudersi in se stesso, e la coscienza, che dovrebbe essere eco della voce di Dio, rischia di ridursi a specchio dell’io, così che il colloquio interiore diventa un monologo dando adito a mille autogiustificazioni. La preghiera, perciò, è garanzia di apertura agli altri: chi si fa libero per Dio e le sue esigenze, si apre contemporaneamente all’altro, al fratello che bussa alla porta del suo cuore e chiede ascolto, attenzione, perdono, talvolta correzione ma sempre nella carità fraterna. La vera preghiera non è mai egocentrica, ma sempre centrata sull’altro. Come tale essa esercita l’orante all’"estasi" della carità, alla capacità di uscire da sé per farsi prossimo all’altro nel servizio umile e disinteressato. La vera preghiera è il motore del mondo, perché lo tiene aperto a Dio. Per questo senza preghiera non c’è speranza, ma solo illusione. Non è infatti la presenza di Dio ad alienare l’uomo, ma la sua assenza: senza il vero Dio, Padre del Signore Gesù Cristo, le speranze diventano illusioni che inducono ad evadere dalla realtà. Parlare con Dio, rimanere alla sua presenza, lasciarsi illuminare e purificare dalla sua Parola, ci introduce invece nel cuore della realtà, nell’intimo Motore del divenire cosmico, ci introduce per così dire nel cuore pulsante dell’universo”.
“In armonica connessione con la preghiera – ha detto ancora il Papa - anche il digiuno e l’elemosina possono essere considerati luoghi di apprendimento ed esercizio della speranza cristiana”. “Grazie all’azione congiunta della preghiera, del digiuno e dell’elemosina, la Quaresima nel suo insieme forma i cristiani ad essere uomini e donne di speranza, sull’esempio dei santi”.
Ultimo tema affrontato da Benedetto XVI è stato quello della sofferenza, “poiché, come ho scritto nell’Enciclica Spe salvi ‘la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società’ (Spe salvi, 38). La Pasqua, verso cui la Quaresima è protesa, è il mistero che dà senso alla sofferenza umana, a partire dalla sovrabbondanza della com-passione di Dio, realizzata in Gesù Cristo. Il cammino quaresimale, pertanto, essendo tutto irradiato dalla luce pasquale, ci fa rivivere quanto avvenne nel cuore divino-umano di Cristo mentre saliva a Gerusalemme per l’ultima volta, per offrire se stesso in espiazione (cfr Is 53,10). La sofferenza e la morte sono calate come tenebre via via che Egli si avvicinava alla croce, ma viva si è fatta anche la fiamma dell’amore. La sofferenza di Cristo è in effetti tutta permeata dalla luce dell’amore (cfr Spe salvi, 38): l’amore del Padre che permette al Figlio di andare incontro con fiducia al suo ultimo ‘battesimo’, come Lui stesso definisce il culmine della sua missione (cfr Lc 12,50). Quel battesimo di dolore e d’amore, Gesù lo ha ricevuto per noi, per tutta l’umanità. Ha sofferto per la verità e la giustizia, portando nella storia degli uomini il vangelo della sofferenza, che è l’altra faccia del vangelo dell’amore. Dio non può patire, ma può e vuole com-patire. Dalla passione di Cristo può entrare in ogni sofferenza umana la con-solatio, ‘la consolazione dell’amore partecipe di Dio e così sorge la stella della speranza’ (Spe salvi, 39)”.
Ruota intorno alla speranza, oggetto della sua seconda enciclica, la “stazione quaresimale” compiuta oggi pomeriggio, da Benedetto XVI nell’antica basilica romana di Santa Sabina, per il rito delle Ceneri. E’ una lunga celebrazione che in un luminoso pomeriggio è cominciata nella non lontana e suggestiva chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino. Da qui, dopo un momento di preghiera, si è mossa la processione penitenziale, alla quale hanno preso parte cardinali, vescovi, sacerdoti e fedeli, oltre ai monaci benedettini di Sant’Anselmo, ed ai domenicani di Santa Sabina. In quest’ultima chiesa, il Papa, nel corso della celebrazione ha ricevuto le ceneri dal cardinale Joseph Tomko, responsabile della basilica.
La preghiera, nelle parole del Papa, “alimenta la speranza, perché nulla più del pregare con fede esprime la realtà di Dio nella nostra vita. Anche nella solitudine della prova più dura, niente e nessuno possono impedirmi di rivolgermi al Padre, ‘nel segreto’ del mio cuore, dove Lui solo ‘vede’, come dice Gesù nel Vangelo (cfr Mt 6,4.6.18)”.
“La preghiera – ha proseguito Benedetto XVI - è un crogiuolo in cui le nostre attese e aspirazioni vengono esposte alla luce della Parola di Dio, vengono immerse nel dialogo con Colui che è la verità, ed escono liberate da menzogne nascoste e compromessi con diverse forme di egoismo (cfr Spe salvi, 33). Senza la dimensione della preghiera, l’io umano finisce per chiudersi in se stesso, e la coscienza, che dovrebbe essere eco della voce di Dio, rischia di ridursi a specchio dell’io, così che il colloquio interiore diventa un monologo dando adito a mille autogiustificazioni. La preghiera, perciò, è garanzia di apertura agli altri: chi si fa libero per Dio e le sue esigenze, si apre contemporaneamente all’altro, al fratello che bussa alla porta del suo cuore e chiede ascolto, attenzione, perdono, talvolta correzione ma sempre nella carità fraterna. La vera preghiera non è mai egocentrica, ma sempre centrata sull’altro. Come tale essa esercita l’orante all’"estasi" della carità, alla capacità di uscire da sé per farsi prossimo all’altro nel servizio umile e disinteressato. La vera preghiera è il motore del mondo, perché lo tiene aperto a Dio. Per questo senza preghiera non c’è speranza, ma solo illusione. Non è infatti la presenza di Dio ad alienare l’uomo, ma la sua assenza: senza il vero Dio, Padre del Signore Gesù Cristo, le speranze diventano illusioni che inducono ad evadere dalla realtà. Parlare con Dio, rimanere alla sua presenza, lasciarsi illuminare e purificare dalla sua Parola, ci introduce invece nel cuore della realtà, nell’intimo Motore del divenire cosmico, ci introduce per così dire nel cuore pulsante dell’universo”.
“In armonica connessione con la preghiera – ha detto ancora il Papa - anche il digiuno e l’elemosina possono essere considerati luoghi di apprendimento ed esercizio della speranza cristiana”. “Grazie all’azione congiunta della preghiera, del digiuno e dell’elemosina, la Quaresima nel suo insieme forma i cristiani ad essere uomini e donne di speranza, sull’esempio dei santi”.
Ultimo tema affrontato da Benedetto XVI è stato quello della sofferenza, “poiché, come ho scritto nell’Enciclica Spe salvi ‘la misura dell’umanità si determina essenzialmente nel rapporto con la sofferenza e col sofferente. Questo vale per il singolo come per la società’ (Spe salvi, 38). La Pasqua, verso cui la Quaresima è protesa, è il mistero che dà senso alla sofferenza umana, a partire dalla sovrabbondanza della com-passione di Dio, realizzata in Gesù Cristo. Il cammino quaresimale, pertanto, essendo tutto irradiato dalla luce pasquale, ci fa rivivere quanto avvenne nel cuore divino-umano di Cristo mentre saliva a Gerusalemme per l’ultima volta, per offrire se stesso in espiazione (cfr Is 53,10). La sofferenza e la morte sono calate come tenebre via via che Egli si avvicinava alla croce, ma viva si è fatta anche la fiamma dell’amore. La sofferenza di Cristo è in effetti tutta permeata dalla luce dell’amore (cfr Spe salvi, 38): l’amore del Padre che permette al Figlio di andare incontro con fiducia al suo ultimo ‘battesimo’, come Lui stesso definisce il culmine della sua missione (cfr Lc 12,50). Quel battesimo di dolore e d’amore, Gesù lo ha ricevuto per noi, per tutta l’umanità. Ha sofferto per la verità e la giustizia, portando nella storia degli uomini il vangelo della sofferenza, che è l’altra faccia del vangelo dell’amore. Dio non può patire, ma può e vuole com-patire. Dalla passione di Cristo può entrare in ogni sofferenza umana la con-solatio, ‘la consolazione dell’amore partecipe di Dio e così sorge la stella della speranza’ (Spe salvi, 39)”.
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