La Mostra di Pier Giorgio a Carloforte, nella bellissima Sardegna!
Riceviamo dall'amico Paolo Pomata una corrispondenza sulla presenza della nostra mostra a Carloforte, in Sardegna. Ci sono anche delle belle foto. Tutto è molto bello e ne siamo arcilieti, e ringraziamo gli amici sardi della bella testimonianza che danno, e dell'aiuto che danno alla Chiesa nel far conoscere il caro Pier Giorgio, citato come esempio di giovane da seguire da Papa Benedetto XVI domenica scorsa a Loreto. Grazie! Grazie mille!
Verso l’alto… anche sul mare…
A Pier Giorgio sarebbe piaciuta.
Intendiamoci, qui di montagne neanche l’ombra, sarebbe anche difficile pretenderle da una piccola isola della Sardegna. Qui però abbiamo il mare, infinito come il cielo di montagna; e dove c’è infinito c’è Dio. Per questo l’isola di San Pietro, a sud-ovest della Sardegna, sarebbe piaciuta a Pier Giorgio. E anche Carloforte, l’unico paese dell’isola, gli sarebbe piaciuto. Sembra un paese della Riviera ligure e in un certo qual modo lo è: qui infatti vive dal 1738 una colonia ligure, partita da Genova nel cinquecento, rimasta due secoli su di un’isola della pescosa costa africana della Tunisia, con tutti i problemi di convivenza immaginabili con le popolazioni musulmane, e poi sbarcata finalmente in Sardegna, grazie all’intervento del re Carlo Emanuele III di Savoia, da cui il nome del paese, Carloforte.
In quasi cinque secoli di lontananza dalla madrepatria questi testardi pescatori, contadini e maestri d’ascia liguri hanno caparbiamente mantenuto dialetto, tradizioni e costumi genovesi. Qualcuno dice che i carlofortini di oggi abbiano anche mantenuto la nota “propensione al risparmio”, (leggasi tirchieria) ligure, ma si tratta evidentemente di calunnie…
Il nome di Pier Giorgio salta fuori quando in parrocchia si comincia a ragionare di giovani: C’è la “Agorà dei Giovani”, ci sono Loreto e Sidney; e noi, noi di Carloforte sull’isola di un’isola di una penisola del mondo, cosa proponiamo? Eccolo il momento buono per parlare del Beato Pier Giorgio Frassati: giovane, simpatico, allegro, sportivo e al tempo stesso Beato. Ma allora è possibile vivere una vita ordinaria che sia nello stesso tempo straordinaria; è possibile essere giovani e santi; è possibile vivere e non vivacchiare; si può vivere così…
Già, “Si può vivere così” è proprio il titolo della Mostra che la “Compagnia dei Tipi Loschi” ha preparato sulla vita di Pier Giorgio. Si discute, si ragiona, si constata, si distingue, si puntualizza, ma alla fine tutti d’accordo: la mostra a Carloforte si farà…
In poco tempo, grazie alla squisita disponibilità e alla cortesia dei Tipi Loschi, ecco i preziosi pannelli nelle nostre mani.
Ed eccoli ora in tutto il loro splendore sul sagrato della Chiesa di San Carlo Borromeo, mentre i primi curiosi si avvicinano e studiano il soggetto: Frassati, Frassati, questo nome l’ho già sentito… E già perché quello di Pier Giorgio è un nome che si conosce; magari non sai esattamente chi è, ma sai che era uno in gamba. Infatti: “Scusi, ma questo Frassati ha qualche legame con la Sardegna? No perché a Carbonia (uno dei due capoluoghi di provincia ndr) c’è una squadra di calcio con questo nome”. Chissà quante saranno le squadre di calcio (ma non solo di calcio) in tutta Italia, o magari in tutto il mondo ad avere il nome “Frassati”. I “vecchietti” dell’Azione Cattolica gongolano: “Eh… ai nostri tempi i punti di riferimento erano Pier Giorgio Frassati, Don Bosco e Domenico Savio”. E oggi chi sono i punti di riferimento dei giovani?
Tutto pronto: al leggero vento di maestrale, i pannelli, sistemati su cavalletti, sembrano vele spiegate, pronte a raggiungere il mare là in fondo alla piazza; sistemiamo un televisore in modo da permettere a chi lo desidera di guardare lo sceneggiato della Rai su Pier Giorgio (Se non avessi l’amore): chissà se qualcuno (o qualcuna) riconoscerà nell’attore che interpreta Frassati il Dante Damiano di Beautiful…
Il libro degli ospiti è pronto, il materiale consultabile pure: cosa manca? Ah già, il tocco finale: le magliette! Sulla mia c’è la famosa foto con dedica: “Verso l’alto” e l’altrettanto famoso scambio di battute: “Che fai, Pier Giorgio, sei diventato bigotto?”, “No, sono rimasto cristiano”. La gente guarda e sorride; ma capirà?
Un ragazzo si avvicina e mi fa: “Che strano, parlavo di Pier Giorgio con un amico proprio qualche giorno fa, e ora me lo ritrovo qui… Sono di quei segni che…”. Non finisce la frase, ma il significato è chiaro: segni “loschi” mi verrebbe da dire, ma lui mi precede dicendomi sottovoce: “…e quanti siete qui a Carloforte a seguire il mito di Pier Giorgio?”; “Siamo pochi ma cresceremo” rispondo fiero, anche se, per dimostrare di essere un “Tipo Losco” d.o.c. avrei dovuto dire: “pochi ma buoni come i maccheroni”.
Carloforte è un paese turistico: chi vuole godersi le bellezze del mare e della natura sarda, in un ambiente più “casereccio”, risparmiandosi le fanfaronate vip della Costa Smeralda, viene qui; così capita che, tra i tanti, ti trovi davanti qualcuno che non ti aspetti: “Salve, faccio parte dell’associazione La Giovane Montagna”, mi fa un signore con accento del nord, faccia che sa di Dolomiti, scavata, aguzza, bruciata dal sole, con occhi azzurri come laghi alpini e un sorriso caldo come un rifugio dopo una scalata. “Noi giriamo l’Italia per tracciare dei percorsi di montagna che poi intitoliamo a Pier Giorgio Fassati”; “i Sentieri Frassati” dico io entusiasta, “i Sentieri Frassati” ripete lui con sguardo complice; quello sguardo di chi sa di aver trovato, dall’altra parte della vita, qualcuno che lo capisca, lo sguardo di chi ha trovato inaspettatamente un pezzo della propria storia lontano da casa: che sia anche questa “la Comunione dei Santi”?
“Ovviamente, facciamo in modo che ogni percorso finisca presso un monastero o una chiesa…”;
“Ovviamente”. Sorrido e penso che anche il percorso delle sue vacanze, lo ha portato ad una chiesa e ad un Tabernacolo: quella chiesa di San Carlo Borromeo, che fa da scenografia e da protagonista di queste nostre serate: molti infatti, dopo aver seguito la mostra entrano in chiesa, aperta e illuminata fino a tardi, e lì si fermano qualche minuto, per poi tornare alla Babilonia estiva: ma qualcosa in loro resterà, fosse anche solo un po’ di quel silenzio che costringe a meditare su se stessi e a mettersi in discussione.
Ed è proprio in chiesa che “riposano” i pannelli di notte e durante la giornata prima di essere esposti sul sagrato. “La mostra dovrà essere costantemente presidiata da personale di fiducia del noleggiatore”, dice il contratto di noleggio, e noi siamo perfettamente in regola, perché in chiesa c’è “costantemente” una Persona nella quale riponiamo la massima fiducia, alla quale siamo sicuri di poter affidare non solo la custodia di venti pannelli espositivi, ma le nostre stesse vite.
Pier Giorgio, che amava l’Adorazione notturna del Santissimo, è visibilmente contento e sorride dai pannelli: meno contente le signore anziane che vedono la “loro” chiesa occupata da tali intrusioni “moderne”; poi però, quando sentono che Pier Giorgio è morto a ventiquattro anni e che era tanto buono, anche loro si commuovono, toccano la sua foto, si segnano e magari tornando a casa penseranno ai loro figli e nipoti e chissà forse parleranno loro di questo ragazzo e di tutto il bene che ha saputo fare e di come si possa essere giovani “tremendi” ma anche santi.
Mentre la confusione vacanziera continua senza un attimo di tregua, noi provvediamo per l’ultima volta a riporre il materiale della mostra. Con la fine e arrivano anche i bilanci. Quando Pier Giorgio è tornato a casa dalle “vacanze” al mare, quando il sagrato torna ad essere il regno delle corse e delle urla dei bambini, quando le signore riprendono possesso del loro spazio in chiesa, si tirano le somme e si vede cosa è rimasto di questa esperienza. Qualcuno è ottimista, altri meno. Qualcuno si chiede se tutto questo potrà servire a qualcosa; se i giovani siano ormai “perduti”, se il “mondo”, con tutte le sue tentazioni, non sia ormai troppo forte da combattere; se dovremo aspettare che i giovani diventino vecchi per vederli tornare a inginocchiarsi davanti all’unico Salvatore. La risposta è nel cuore e nelle mani di Dio, insieme ai nostri sacrifici, alle nostre preghiere e alla nostra stanchezza; come dice il salmista: “Se Dio non costruisce la città, invano noi mettiamo pietra su pietra”.
Piccoli grandi segni vengono però a confortarci: scorrendo il “libro degli ospiti” brilla una frase che rinfranca il cuore e lo spirito. L’ha scritta una ragazza, una mamma: una figlia piccola, un altro figlio in arrivo e un sorriso dolce come il suo nome, Serena Amici: “Con la speranza che possiate ispirare la santità nei giovani e nella mia famiglia. Grazie!”.
Sì, anche questo a Pier Giorgio sarebbe piaciuto…
Verso l’alto… anche sul mare…
A Pier Giorgio sarebbe piaciuta.
Intendiamoci, qui di montagne neanche l’ombra, sarebbe anche difficile pretenderle da una piccola isola della Sardegna. Qui però abbiamo il mare, infinito come il cielo di montagna; e dove c’è infinito c’è Dio. Per questo l’isola di San Pietro, a sud-ovest della Sardegna, sarebbe piaciuta a Pier Giorgio. E anche Carloforte, l’unico paese dell’isola, gli sarebbe piaciuto. Sembra un paese della Riviera ligure e in un certo qual modo lo è: qui infatti vive dal 1738 una colonia ligure, partita da Genova nel cinquecento, rimasta due secoli su di un’isola della pescosa costa africana della Tunisia, con tutti i problemi di convivenza immaginabili con le popolazioni musulmane, e poi sbarcata finalmente in Sardegna, grazie all’intervento del re Carlo Emanuele III di Savoia, da cui il nome del paese, Carloforte.
In quasi cinque secoli di lontananza dalla madrepatria questi testardi pescatori, contadini e maestri d’ascia liguri hanno caparbiamente mantenuto dialetto, tradizioni e costumi genovesi. Qualcuno dice che i carlofortini di oggi abbiano anche mantenuto la nota “propensione al risparmio”, (leggasi tirchieria) ligure, ma si tratta evidentemente di calunnie…
Il nome di Pier Giorgio salta fuori quando in parrocchia si comincia a ragionare di giovani: C’è la “Agorà dei Giovani”, ci sono Loreto e Sidney; e noi, noi di Carloforte sull’isola di un’isola di una penisola del mondo, cosa proponiamo? Eccolo il momento buono per parlare del Beato Pier Giorgio Frassati: giovane, simpatico, allegro, sportivo e al tempo stesso Beato. Ma allora è possibile vivere una vita ordinaria che sia nello stesso tempo straordinaria; è possibile essere giovani e santi; è possibile vivere e non vivacchiare; si può vivere così…
Già, “Si può vivere così” è proprio il titolo della Mostra che la “Compagnia dei Tipi Loschi” ha preparato sulla vita di Pier Giorgio. Si discute, si ragiona, si constata, si distingue, si puntualizza, ma alla fine tutti d’accordo: la mostra a Carloforte si farà…
In poco tempo, grazie alla squisita disponibilità e alla cortesia dei Tipi Loschi, ecco i preziosi pannelli nelle nostre mani.
Ed eccoli ora in tutto il loro splendore sul sagrato della Chiesa di San Carlo Borromeo, mentre i primi curiosi si avvicinano e studiano il soggetto: Frassati, Frassati, questo nome l’ho già sentito… E già perché quello di Pier Giorgio è un nome che si conosce; magari non sai esattamente chi è, ma sai che era uno in gamba. Infatti: “Scusi, ma questo Frassati ha qualche legame con la Sardegna? No perché a Carbonia (uno dei due capoluoghi di provincia ndr) c’è una squadra di calcio con questo nome”. Chissà quante saranno le squadre di calcio (ma non solo di calcio) in tutta Italia, o magari in tutto il mondo ad avere il nome “Frassati”. I “vecchietti” dell’Azione Cattolica gongolano: “Eh… ai nostri tempi i punti di riferimento erano Pier Giorgio Frassati, Don Bosco e Domenico Savio”. E oggi chi sono i punti di riferimento dei giovani?
Tutto pronto: al leggero vento di maestrale, i pannelli, sistemati su cavalletti, sembrano vele spiegate, pronte a raggiungere il mare là in fondo alla piazza; sistemiamo un televisore in modo da permettere a chi lo desidera di guardare lo sceneggiato della Rai su Pier Giorgio (Se non avessi l’amore): chissà se qualcuno (o qualcuna) riconoscerà nell’attore che interpreta Frassati il Dante Damiano di Beautiful…
Il libro degli ospiti è pronto, il materiale consultabile pure: cosa manca? Ah già, il tocco finale: le magliette! Sulla mia c’è la famosa foto con dedica: “Verso l’alto” e l’altrettanto famoso scambio di battute: “Che fai, Pier Giorgio, sei diventato bigotto?”, “No, sono rimasto cristiano”. La gente guarda e sorride; ma capirà?
Un ragazzo si avvicina e mi fa: “Che strano, parlavo di Pier Giorgio con un amico proprio qualche giorno fa, e ora me lo ritrovo qui… Sono di quei segni che…”. Non finisce la frase, ma il significato è chiaro: segni “loschi” mi verrebbe da dire, ma lui mi precede dicendomi sottovoce: “…e quanti siete qui a Carloforte a seguire il mito di Pier Giorgio?”; “Siamo pochi ma cresceremo” rispondo fiero, anche se, per dimostrare di essere un “Tipo Losco” d.o.c. avrei dovuto dire: “pochi ma buoni come i maccheroni”.
Carloforte è un paese turistico: chi vuole godersi le bellezze del mare e della natura sarda, in un ambiente più “casereccio”, risparmiandosi le fanfaronate vip della Costa Smeralda, viene qui; così capita che, tra i tanti, ti trovi davanti qualcuno che non ti aspetti: “Salve, faccio parte dell’associazione La Giovane Montagna”, mi fa un signore con accento del nord, faccia che sa di Dolomiti, scavata, aguzza, bruciata dal sole, con occhi azzurri come laghi alpini e un sorriso caldo come un rifugio dopo una scalata. “Noi giriamo l’Italia per tracciare dei percorsi di montagna che poi intitoliamo a Pier Giorgio Fassati”; “i Sentieri Frassati” dico io entusiasta, “i Sentieri Frassati” ripete lui con sguardo complice; quello sguardo di chi sa di aver trovato, dall’altra parte della vita, qualcuno che lo capisca, lo sguardo di chi ha trovato inaspettatamente un pezzo della propria storia lontano da casa: che sia anche questa “la Comunione dei Santi”?
“Ovviamente, facciamo in modo che ogni percorso finisca presso un monastero o una chiesa…”;
“Ovviamente”. Sorrido e penso che anche il percorso delle sue vacanze, lo ha portato ad una chiesa e ad un Tabernacolo: quella chiesa di San Carlo Borromeo, che fa da scenografia e da protagonista di queste nostre serate: molti infatti, dopo aver seguito la mostra entrano in chiesa, aperta e illuminata fino a tardi, e lì si fermano qualche minuto, per poi tornare alla Babilonia estiva: ma qualcosa in loro resterà, fosse anche solo un po’ di quel silenzio che costringe a meditare su se stessi e a mettersi in discussione.
Ed è proprio in chiesa che “riposano” i pannelli di notte e durante la giornata prima di essere esposti sul sagrato. “La mostra dovrà essere costantemente presidiata da personale di fiducia del noleggiatore”, dice il contratto di noleggio, e noi siamo perfettamente in regola, perché in chiesa c’è “costantemente” una Persona nella quale riponiamo la massima fiducia, alla quale siamo sicuri di poter affidare non solo la custodia di venti pannelli espositivi, ma le nostre stesse vite.
Pier Giorgio, che amava l’Adorazione notturna del Santissimo, è visibilmente contento e sorride dai pannelli: meno contente le signore anziane che vedono la “loro” chiesa occupata da tali intrusioni “moderne”; poi però, quando sentono che Pier Giorgio è morto a ventiquattro anni e che era tanto buono, anche loro si commuovono, toccano la sua foto, si segnano e magari tornando a casa penseranno ai loro figli e nipoti e chissà forse parleranno loro di questo ragazzo e di tutto il bene che ha saputo fare e di come si possa essere giovani “tremendi” ma anche santi.
Mentre la confusione vacanziera continua senza un attimo di tregua, noi provvediamo per l’ultima volta a riporre il materiale della mostra. Con la fine e arrivano anche i bilanci. Quando Pier Giorgio è tornato a casa dalle “vacanze” al mare, quando il sagrato torna ad essere il regno delle corse e delle urla dei bambini, quando le signore riprendono possesso del loro spazio in chiesa, si tirano le somme e si vede cosa è rimasto di questa esperienza. Qualcuno è ottimista, altri meno. Qualcuno si chiede se tutto questo potrà servire a qualcosa; se i giovani siano ormai “perduti”, se il “mondo”, con tutte le sue tentazioni, non sia ormai troppo forte da combattere; se dovremo aspettare che i giovani diventino vecchi per vederli tornare a inginocchiarsi davanti all’unico Salvatore. La risposta è nel cuore e nelle mani di Dio, insieme ai nostri sacrifici, alle nostre preghiere e alla nostra stanchezza; come dice il salmista: “Se Dio non costruisce la città, invano noi mettiamo pietra su pietra”.
Piccoli grandi segni vengono però a confortarci: scorrendo il “libro degli ospiti” brilla una frase che rinfranca il cuore e lo spirito. L’ha scritta una ragazza, una mamma: una figlia piccola, un altro figlio in arrivo e un sorriso dolce come il suo nome, Serena Amici: “Con la speranza che possiate ispirare la santità nei giovani e nella mia famiglia. Grazie!”.
Sì, anche questo a Pier Giorgio sarebbe piaciuto…
Paolo Pomata, Carloforte.
Commenti
Non è che voglia commentarmi addosso, è solo che mi sono accorto che la ragazza citata nell'articolo, Serena Amici, appare nell'ultima foto del post: in primo piano, di spalle, con i capelli rossi... il pancione non si vede, ma vi assicuro che c'è, così come il sorriso!
Un abbraccio e ancora grazie!
Paolo Pomata.
ciao
Marco Sermarini