Papa: Colombano, esempio di “distacco dai beni terreni” e di rifiuto dei compromessi


Benedetto XVI illustra la vita del santo monaco irlandese, “uno dei padri dell’Europa”, che ci mostra dove stanno le sue radici “dalle quali può rinascere”. Il suo era un rigore “non fine a se stesso”, ma “solo il mezzo per aprirsi liberamente all’amore di Dio” per “ricambiare i doni ricevuti”.


Città del Vaticano (AsiaNews) – “Uno dei padri dell’Europa”, che ci mostra dove stanno le sue radici “dalle quali può rinascere”, ed al tempo stesso esempio di “distacco dai beni terreni in vista dell’eredità eterna” e di “rifiuto dei compromessi” con i potenti, San Colombano, il monaco irlandese autore di una fondamentale “Regola” è il “padre della Chiesa” del quale oggi Benedetto XVI ha illustrato la figura e l’opera. Ai 20mila presenti all’udienza generale, il Papa ha in particolare spiegato l’opera che il santo monaco svolse per rievangelizzare un continente che le invasioni barbariche avevano in gran parte riportato al paganesimo. Nato intorno al 543 a Navan nel sudest dell’Irlanda, avviato allo studio delle arti liberali, fattosi monaco nel monastero di Bangor (nel Nord), sotto la guida dell'abate Comgall, uomo di grande zelo religioso, severissimo e fermo sostenitore della disciplina ascetica, Colombano “praticò con zelo la severa disciplina del monastero”, ove matura la sua concezione del monachesimo. A circa 50 anni “seguendo l’ideale ascetico del farsi pellegrino per Cristo”, lasciò l’isola per intraprendere con 12 compagni la missione evangelizzatrice del Continente. Nel 590 sbarcarono sulla costa bretone. Avuto il permesso di istallarsi in un’antica fortezza romana diroccata e abbandonata, in pochi mesi riuscirono a costruirvi il primo eremo e “cominciò a svolgersi la prima evangelizzazione soprattutto mediante la testimonianza della vita”. “La fama di quei religiosi che vivevano di preghiera e grande austerità si diffuse celermente” e attrasse pellegrini e penitenti e soprattutto molti giovani che chiedevano di poter vivere come loro. Si rese necessaria la fondazione di un secondo monastero, a Luxeuil, non lontano. “Sarebbe poi diventato il centro della vita missionaria e monastica irlandese nel continente”. Il rigore morale - che lo portò ad essere paragonato al Battista – provocò, negli anni, contrasti con i vescovi – di alcuni dei quali rimproverò i costumi – e con il re Teodorico II - per le sue relazioni extraconiugali. Nell’anno 610 ci fu un decreto di espulsione per Colombano e per tutti i monaci di origine irlandese. Furono imbarcati, ma la nave si incagliò ed il capitano vedendovi un segno del cielo riporto i monaci sulla terra ferma. I monaci decisero di iniziare una nuova opera di evangelizzazione tra gli Alemanni. Poi Colombano volle traversare le Alpi con la maggior parte dei suoi monaci e arrivò in Italia, dove ebbe accoglienza benevola dalla corte longobarda. Ma la vita della Chiesa era lacerata dalla eresia ariana e da uno scisma. Colombano vi si inserì scrivendo un libello contro l’arianesimo ed una lettera a Bonifacio IV per convincerlo a passi per il ristabilimento dell’unità. A Bobbio fondò un nuovo monastero, di importanza analoga a Luxeuil, e vi morì nel 615. Di San Colombano Benedetto XVI ha sottolineato il “fermo richiamo alla conversione ed al distacco dai beni terreni in vista dell’eredità eterna”, e “la sua vita ascetica e i comportamenti senza compromessi verso la corruzione dei potenti”. Il suo era un rigore “non fine a se stesso”, ma “solo il mezzo per aprirsi liberamente all’amore di Dio” per “ricambiare i doni ricevuti” e “contro la corruzione dominante la terra e la società umana”. Particolare rilievo il Papa ha dato all’importanza che Colombano dava al primo comandamento: “Primo, amare Dio perché egli stesso ci ha amato fin dall’inizio dei tempi”.

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