Pier Giorgio Frassati santo, un tipo losco con l’aureola | Fabio Piemonte su Il Timone.
Pier Giorgio Frassati incarna una santità giovane che ha saputo vivere in maniera straordinaria l’ordinario. Come ha detto di lui San Giovanni Paolo II, il giovane torinese morto per una poliomielite fulminante a soli 24 anni è stato anche un ‘alpinista tremendo’ e l’‘uomo delle otto beatitudini’. Oggi viene canonizzato insieme a Carlo Acutis. Incontriamo il domenicano padre Angelo Bellon – teologo e animatore del blog amicidomenicani.it – che ha pubblicato il recente saggio Pier Giorgio Frassati. La sua spiritualità (ESD 2025, pp. 297).
Padre Angelo, «Dio parla ai giovani del nostro tempo anche attraverso la vita di Pier Giorgio», scrive nell’introduzione del suo saggio. In che modo?
«Canonizzando Santa Teresa di Gesù Pio XI afferma che “la vita dei santi è la parola di Dio per il nostro tempo”. Come ricordava anche San Francesco di Sales, tra il Vangelo e la vita dei Santi passa la stessa differenza che c’è tra un brano di musica scritto e uno eseguito. La loro vita è Vangelo vissuto. La figura di Pier Giorgio diventa allora profetica sotto due aspetti. In primo luogo egli, pur avendo grande disponibilità di beni, è vissuto in ‘povertà francescana’, dal momento che usava i soldi per fare carità; addirittura non prendeva l’autobus per risparmiarne il biglietto e donarne l’importo ai poveri. Un altro aspetto è legato alla sua situazione familiare di grande sofferenza, comune purtroppo a quella di tanti giovani. I genitori stavano procedendo verso la separazione. Per impedirlo Pier Giorgio – la sera del 20 giugno del 1925 (a meno di quindici giorni dalla morte), mentre a Torino si svolgeva la processione in onore della Consolata -, quando vede passare l’effigie della Madonna, si inginocchia: in quel momento offre, a detta del suo confessore, la sua vita per l’unità della famiglia. E in effetti poi i genitori non si separeranno più».
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