Su Pier Giorgio Frassati - Mario Soldati: Pier Giorgio vinse. Vinse tutto...

Il ricordo che ho di Pier Giorgio risale alla mia prima adolescenza. Ero più piccolo di lui; e quindi non eravamo compagni né amici. Lo vedevo al principio o alla fine delle lezioni, per le scale, per i corridoi, in cappella, o in cortile durante la ricreazione. Tuttavia, è strano, ho l'impressione vivissima del suo sguardo, e del suo sorriso; ho la certezza che egli li rivolse anche a me, che poi ero soltanto uno qualunque dei piccoli. Occhio nero ma scintillante, luminosissimo, sotto le sbarre nere e dure dei grossi sopraccigli e dei capelli all’Um­berto. Denti bianchissimi, forti: labbra che si aprivano subito, sempre, al sorriso... Sapevamo che era un ragazzo studioso, pio, ammodo. I buoni padri non cessavano di proporcelo come esempio. Lo portavano, come si dice, in palmo di mano. E non soltanto per i suoi meriti. Ma perché la sua pietà aveva, dicevano, qualche cosa di straordinario, di quasi miracoloso: era la prova di un intervento eccezionale della Divina Provvidenza. “Il padre è il famoso senatore Frassati, un miscredente, un ateo! Guardate un po'. E il figlio fala Santa Comunionetutte le mattine! Come può non essere vera la Nostra Santa Religione. Ma pensate al dolore di Pier Giorgio. Promettete di fare un fioretto, su da bravi! Promettete di fare un fioretto prima di venerdì sera, perché la Madonna Immacolata ottenga da Nostro Signore la conversione del senatore Frassati! Promettete, nel vostro cuore, subito!”.

Ora, i compagni bravi, studiosi, religiosi, i compagni che i superiori propongono come esempio, sono sempre, per forza di cose, odiosi agli altri ragazzi. Figuriamoci in questo caso! Ebbene, no. Pier Giorgio, nonostante che i buoni padri facessero del loro meglio per rendercelo odioso, non ci fu mai, nemmeno in parte, nemmeno per un attimo, odioso. Egli, giovanissimo, per grazia naturale, toccava quella perfezione, mandava ad effetto quella che è, e sarà sempre, la massima ambizione di tutti gli uomini, specialmente più celebri e potenti: essere simpatici anche ai propri nemici.

A proposito di Pier Giorgio Frassati dovremmo sostituire alla parola “nemici” la parola “avversari”: perché suoi avversari, fin d'allora, ci sentivamo io e i miei com­pagni migliori, tutti, chi più e chi meno deliberatamente, ribelli alla educazione e offesi dalla troppo forte propaganda dei Padri. E lui, certo, capiva, o almeno sentiva questa avversione. Ma, forse per zelo apostolico, proprio per questo ci amava più degli altri, dei suoi amici, dei seguaci e dei palesi ammiratori, e per questo, ogni volta che il suo sguardo incontrava il nostro, ci sorrideva così cordiale e aperto. Vinse. Vinse tutto. Superò perfino la propria virtù, riuscendo, con una strizzatina d'occhi, a farcela dimenticare immediatamente ogni volta che lo incontravamo, e lui, di sorpresa, a bruciapelo, prima che noi lo potessimo dire a lui, diceva a noi con quel suo vocione e con quel suo accento largo, aperto, robusto, ben piemon­tese: “Ciao!”

Mario Soldati in Luciana Frassati, Mio fratello Pier Giorgio. Vita e immagini.



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