"I succhiatori del sangue di Cristo"



La redazione del giornale Vivere... e non vivacchiare consiglia la lettura del seguente articolo scritto nel maggio del 2009, ma tuttora attuale, che propone una visione cattolica dell'uso del denaro. 

"I succhiatori del sangue di Cristo" 

E' la cupidigia l'origine della grave crisi che ci attanaglia. In passato Monti di Pietà e Monti Frumentari furono una concretissima risposta -tutta cristiana- all'usura e alla povertà.  

In questi giorni molti si pongono di fronte alla corrente crisi economica alla ricerca delle sue vere radici, e ciò è estremamente saggio: un simile momento di difficoltà collettiva non si ricorda facilmente nel tempo recente. Esso in un certo qual modo è paragonabile -mutatis mutandis- all'attentato contro le Torri Gemelle, quanto alla sua portata sulla vita di ciascuno di noi, gente comune. Molti si sentono smarriti, per questo. Ciò è anche frutto di una visione generalmente negativa e pessimistica della situazione, ma in primis ritengo che il disorientamento in cui si trovano molti, imprenditori e gente comune, governanti e governati, sia il frutto di una totale mancanza di ubi consistam, di visione della vita: chi non sa dove andare è mille volte più insicuro di chi sa dove andare e come, di fronte ad un'imprevista grave difficoltà.

Se saggio è chiedersi il perché della crisi, non sempre è altrettanto saggia la modalità di ricerca di queste cause. Ma per grazia di Dio abbiamo papa Benedetto che ci sta ricordando giorno per giorno i veri motivi di questo accadimento. Nella sua bruciante semplicità, poco tempo fa il Papa sottolineava: “Nel cuore dell'uomo tutti i vizi provengono da una radice: la cupidigia", e “proprio da queste radici della cupidigia" è nata "tutta questa crisi' (Catechesi di mercoledì 22 Aprile 2009), e ancora qualche settimana prima (Discorso alla Diocesi di Roma del 26 Febbraio 2009) evidenziava che l'attuale emergenza educativa spande i suoi effetti anche nell'economia, che anche lì è perniciosamente presente.  

Tutto ciò è estremamente significativo, per noi cattolici, e voglio dire anche per qualunque uomo di "buona volontà", per chiunque abbia a cuore il bene comune (di cui spesso in verità si parla pur senza cogliere l'esatto significato di questa espressione). Spesso noi cattolici dimentichiamo che abbiamo alle spalle secoli di creatività generata dall'impeto (quel “Caritas Christi urget nos" di San Paolo, per intenderci) di rispondere ai concreti bisogni dei nostri popoli, uno dei più grandi dei quali è proprio quello di essere aiutati nei momenti di difficoltà  economica o in quelli di grande espansione e fioritura delle nostre attività produttive. In tali frangenti era ed è tuttora facile cadere nelle grinfie dei “succhiatori del sangue di Cristo" (San Bernardino da Siena), cioè della grande usura, che spesso si manifesta in maniera criptica ed istituzionalmente corretta. 

Spesso la nostra dimenticanza cade proprio sul fatto che la civiltà europea, e di conseguenza -seppure in misura differente- le civiltà del resto del mondo, non sarebbe stata nulla senza queste semplici e folgoranti intuizioni di civiltà: il salvataggio degli antichi classici greci e latini, l'ospitalità monastica, il senso del rispetto e della disponibilità verso l'ospite, il passaggio reale e non finto delle conoscenze e della cultura, la grandezza e decisività -in un momento buio per la fine dell'Impero Romano- della civiltà monastica, le scoperte e ri-scoperte e più in generale le innovazioni dei processi accadute dalle nostre parti grazie ai mona dell'aratro, la rotazione delle colture, l'elaborazione della birra e dei vini, mille altre splendide cose...}, la fondazione di storici ospedali, di istituzioni corporative che hanno consentito la tradizione di antichi fondamentali mestieri, delle conoscenze ad essi legate, l'arte e l'architettura legate al senso del sacro che ancora oggi sfidano i secoli e ci danno il senso del bello senza il quale non si apprezza nulla della realtà), la creazione di credito come i Monti di Pietà e i Monti Frumentari, che hanno salvato milioni di persone e di famiglie dalle grinfie degli usurai e hanno consentito il concreto sviluppo di un'economia di grado umano. Tutto questo è stato ed è frutto dell'incontro con Gesù Cristo portato a contatto con la realtà. E' un frutto secondario ma importantissimo del grande albero che è la Chiesa Cattolica.

C'è un problema quindi di memoria e di identità: se oggi ricordassimo tutto ciò, forse riusciremmo a capire meglio la crisi, le sue radici e i possibili rimedi; se non usiamo la memoria per attingere nuovamente a questa tradizione (e voglio dire anche al metodo che l'ha generata), siamo come dei nani che per stolido orgoglio non salgono sulle spalle dei giganti per così poter vedere meglio. 

Pensiamo ai nostri avi vissuti nel '300 e nel ‘400. L'usura era la piaga di quei tempi, la mercatura portava alla formazione di ricchezze nelle mani di pochi intraprendenti fortunati. Le classi più povere dovevano ricorrere a prestiti fatti da usurai, chiamati da San Bernardino da Siena “succhiatori del sangue di Cristo " Gli usurai erano coloro che, più spesso ebrei (per cui ciò non era vietato) ma anche cristiani senza alcuno scrupolo, non rispettavano quel passo del Vangelo che dice: "Se prestate a coloro da cui sperate di ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto... Voi prestate senza sperarne nulla". Occorrerebbe riflettere anche oggi su questo divieto, di cui si è persa la memoria. Molte volte le clausole stipulate tra le autorità pubbliche e i prestatori di danaro prevedevano alte tasse sul profitto, dato che il prestito era un'occasione di entrate fiscali anche per le pubbliche casse. C'era dunque un circolo vizioso nelle cui spire purtroppo cadeva sempre il più povero. Per combattere l'usura, un grande marchigiano amico di San Bernardino, San Giacomo della Marca, francescano, ideò i Monti di Pietà, dove i poveri potevano impegnare le proprie cose non più all'esoso tasso preteso dagli usurai ma ad un interesse minimo, quel tanto che bastava per tenere in piedi quest'attività meritoria. Un altro Santo, Bernardino da Feltre, sarebbe diventato poi il più efficace propagatore dei Monti di Pietà ideati da San Giacomo. Diceva quest'ultimo nelle sue predicazioni che il cristiano usuraio non potrà mai dirsi seguace di Cristo e figlio della Chiesa, ma seguace e figlio del demonio, né potrà mai scusarsi donando parte del frutto dell'usura per opere di beneficenza compreso il riscatto di uno schiavo, perché il suo delitto è grave come la peste. 

A fianco dei Monti di Pietà nacquero i Monti Frumentari. | monti frumentari sono nati per prestare ai contadini più poveri il grano e l'orzo per la semina. Essi si rivolgevano in particolare ai tanti che vivevano in condizioni di pura sussistenza quando, per il bisogno, erano costretti a mangiare anche quanto doveva essere riservato alla semina. Si prestava a raso (il recipiente con cui si dava la semente da prestare veniva riempito sino al bordo superiore, per poi rasare ciò che fuoriusciva dal bordo), si restituiva a colmo {la restituzione veniva cioè fatta riempiendo il recipiente oltre il bordo). 

Quello che colpisce è che queste realizzazioni purtroppo cessarono per la forza degli interessi di chi sosteneva e sempre sosterrà l'idea (falsa e omicida) che la moneta crei altra moneta, che la rendita faccia crescere l'economia a prescindere da tutto. Vuoi per le requisizioni napoleoniche, vuoi per le leggi eversive del Regno d'Italia, vuoi per lacci e facciuoli messi ad arte da chi aveva più portafoglio che cuore nel petto, tutte queste istituzioni ad un certo punto cessarono. Ma l'operosità dei cattolici non venne meno: casse rurali, società di mutuo soccorso, cooperative di acquisto e di consumo furono la risposta dei cattolici ai bisogni del popolo italiano tra la fine dell'800 e i primi del ‘900. Splendono figure eccezionali di uomini dediti al proprio popolo nelle opere, come monsignor Francesco Sciocchetti, parroco per decenni dell'odierna Chiesa Cattedrale di San Benedetto del Tronto, creatore tra l'altro del primo peschereccio dotato di motore a scoppio per il trasporto del pesce, nel 1912, mio conterraneo (sono orgoglioso di essere sambenedettese perché nella mia città sono esistiti uomini come lui). Un uomo grande cui un monumento non appare sufficiente a rimuoverne il concreto oblio in cui sono caduti il suo esempio e la sua opera, intelligente e profonda. La Chiesa ci ha indicato in tempi recenti un altro grande uomo, il beato Giuseppe Tovini, costruttore di scuole, università e banche, il tutto per la maggior gloria di Dio. Un uomo che tutto quello che fece, lo fece per assicurare al suo popolo una possibilità di seguire la propria bella fede in tutti gli aspetti della vita, dalla scuola al credito, dal lavoro all'impresa. Pensare ed agire a partire dall'incontro con Gesù Cristo. 

Oggi dobbiamo chiederci: è giusto lasciare che la grande usura condizioni la nostra vita senza abbozzare una risposta? E' possibile vivere la speranza cristiana in tutti gli ambiti, senza cederne nemmeno un pezzo, perché è meglio. E' meglio vivere secondo Cristo anche l'impresa, il lavoro e tutto il resto. Alcuni di noi stanno cercando di dimostrare, ad esempio, che è un diritto dei genitori educare i propri figli, e non una concessione dello Stato, e che questo è meglio per tutti, per la società, la famiglia, per il bene comune. Tovini e Sciocchetti ci hanno dimostrato che può esistere una banca a servizio del popolo e del bene comune, e non una banca dedita al profitto, all'ingrasso dei propri azionisti e dei propri amministratori. Non dobbiamo trincerarci dietro supposti "realismi" che suggerirebbero di lasciar stare perché non abbiamo le forze per contrastare il leviatano bancario ed allora sarebbe meglio addomesticarlo dal di dentro: chi dice così, di solito ha un interesse contrario a quello di Tovini e Sciocchetti, oppure non vede oltre il proprio naso. Tutto ciò è possibile, non senza difficoltà e sacrifici: pensate che Tovini e Sciocchetti, San Giacomo e tutti gli altri ebbero la vita facile? Ebbero contrasti, frizioni, sostennero processi, denunce e ne uscirono sempre a testa alta. Certo, è più semplice dire che non si può fare niente ed è meglio scendere a patti con chi... "succhia il sangue di Cristo", e che in fondo la crisi è solo una questione "etica" di quattro o cinque ingordi... 

Tutto ciò per dire che noi cattolici abbiamo nel nostro DNA i numeri per dare una risposta concreta a questa crisi, una risposta fatta di ‘operosa intelligenza e di intelligente operosità, di fede, di speranza e di carità. Una risposta che richiede una forte cesura con tutto ciò che non è conforme alla carità di Cristo.

Marco Sermarini






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