Pier Giorgio vivo - 33


"Quando udii parlare di Pier Giorgio per la prima volta, ero si credente, ma la mia fede era sterile, perchè nè governava i miei pensieri, nè ispirava i miei discorsi, nè guidava la mie azioni.Mi trovavo nell'aula di disegno al Politecnico e si attendeva l'assistente. Me ne stavo, come al solito, solo, in disparte, con ostentato disprezzo per tutti i miei compagni di scuola.A un tratto la mia attenzione fu attirata da un giovane robusto e abbronzato in volto, che parlava in un crocchio. M'accorsi che a quei giovani, tutt'altro che cattolici, egli parlava di propaganda e d'azione cattolica.
Non ho più dimenticato quell'episodio.
Rimase per me come il richiamo d'un fratello sconosciuto che m'invitava a rivedere le mie idee, il mio passato, la mia concezione della vita, la mia interpretazione del cristianesimo, che evidentemente non conoscevo, perchè non lo vivevo. Eppure in quel giorno non parlò a me direttamente, e solo più tardi, quando entrai nel circolo Cesare Balbo, seppi chi era e come si chiamava. Gli divenni amico, e io, che ero e che sono tutt'ora così facile allo scoraggiamento, e a lasciarmi prendere dalla tristezza, quand'ero con lui, non sono mai stato triste."

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