INDIA - Card. Toppo: Testimoni della Croce di Cristo, anche per rendere l’India più libera

di Telesphore P. Toppo

Il card. Toppo parla della persecuzione contro i cristiani in molte parti dell’India. Occorre completare l’opera del Mahatma Gandhi e sconfiggere odio e terrorismo con la non violenza e il perdono di Cristo. Perché davvero “Solo la Verità trionfa”.


New Delhi (AsiaNews) – “Il Padre della Nazione, il Mahatma Gandhi, ha portato la libertà all’India, libertà dal dominio britannico. E’ triste che la sua battaglia per la liberazione dell’India non sia ancora completa”. Riportiamo una riflessione del cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi, raccolta dalla corrispondente Nirmala Carvalho in esclusiva per AsiaNews: per spiegare come le violenze anticristiane, in atto in molte parti del Paese, siano un tentativo di mantenere l’India nella schiavitù delle discriminazioni e della divisione in caste e di impedirne la completa liberazione.

“Gandhi – ricorda – ha sempre predicato l’uguaglianza, non si è mai stancato di ripetere: Siamo tutti bambini di Dio. Ma chi è stato cieco e non lo ha capito, lo ha ucciso”.

“Il suo lavoro non è completo. Oggi la nostra amata Madre India è, in un certo senso, in una situazione peggiore che sotto il regime britannico: deve liberarsi dalle forze del male che bruciano cristiani, violentano suore, uccidono innocenti, distruggono e dissacrano le chiese. Queste forze seminano violenza. Istigano altri a seguire una via malvagia e a causare morte, distruzione e divisione”.

“Il governo centrale sta compiendo qualche passo nella giusta direzione e dice di applicare l’art. 355 della Costituzione. Ho fiducia che la Verità prevarrà”.

“Come ha detto il Mahatma: Costoro possono torturare il mio corpo, rompermi le ossa, anche uccidermi-allora avranno il mio corpo morto, non la mia obbedienza”. “Nell’Orissa, sacerdoti, religiosi e laici hanno sofferto questo, e così hanno testimoniato la Luce di Cristo”.

“Siamo solo strumento del Cristo Risorto, dobbiamo guardare a Gesù sulla Croce, perdonare i nemici, e vedremo che i nostri nemici saranno sopraffatti. La Croce è la nostra forza, siamo chiamati a essere Testimoni del Cristo Risorto e questa è la nostra forza e libertà: Satya Meva Jayate, che significa ‘Solo la verità trionfa’, come è scritto nell’emblema della Nazione, simbolo della nostra libertà”.

“Noi non viviamo fuori dal mondo, siamo orgogliosi di essere indiani. Gandhi ha vissuto i valori del Vangelo, ha sconfitto l’impero britannico, così i nostri predecessori hanno scritto in modo immortale sul simbolo nazionale della nostra libertà: Satya Meva Jayate. Con la sua vita il Mahatma ha combattuto contro il potere della violenza. In Orissa e in altri Stati devastati da certe forze estremiste, il potere della violenza si è scatenato contro i cristiani incolpevoli, causando morte e distruzione nella loro comunità”.

“Bisogna completare il lavoro di Gandhi, la sua lotta per la libertà dell’India, che ha perseguito attraverso un coraggioso sacrificio personale e il perdono, che hanno portato beneficio a tutti. Ora è possibile l’inizio di qualcosa di nuovo, per l’India, per la Chiesa, per il mondo. Il terrorismo e l’odio non prevarranno, la Verità vincerà: Satya Meva Jayate”.

Arcivescovo di Hanoi protesta contro il governo per l’esproprio e distruzione della ex nunziatura



Hanoi (AsiaNews) - L’arcivescovo di Hanoi, mons. Joseph Ngô Quang Kiệt, ha scritto oggi una lettera di protesta al presidente al primo ministro vietnamiti denunciando l’invasione di polizia e la distruzione degli edifici della ex nunziatura avvenuta stamane all’alba (v.: AsiaNews.it, 19/09/2008 A Hanoi sembra ormai vincente la linea della repressione contro i cattolici ). Il prelato ricorda che le promesse del governo di restituire il terreno alla diocesi (promesse fatte anche al Vaticano) e domanda che si fermino tutti i lavori. Egli denuncia anche la campagna di disinformazione in atto le violenze contro la Chiesa. In precedenza la sede della nunziatura doveva essere utilizzata per costruire bar e night club. Voci non ufficiali dicono oggi che il governo vuole costruirvi un parco pubblico.

Ecco il testo completo della lettera dell’arcivescovo di Hanoi:

Segreteria dell’Arcivescovo di Hanoi
Hanoi, 19 settembre 2008

Lettera urgente di protesta

A: Mr. Nguyen Minh Triet, Presidente della Repubblica Socialista del Vietnam

Mr. Nguyen Tan Dung, Primo Ministro della Repubblica Socialista del Vietnam

Per conoscenza: Il Comitato per gli affari religiosi

Il Comitato del popolo della città di Hanoi

Il Dipartimento di pubblica sicurezza della città di Hanoi

Le principali agenzie

La mattina del 19 settembre 2008, nei terreni della ex-nunziatura, che appartengono all’Ufficio arcivescovile di Hanoi, una grande massa di poliziotti e forze della sicurezza, milizie e cani poliziotto ha assediato la residenza dell’arcivescovo di Hanoi e ha bloccato l’accesso a Nha Chung street.

Un altro enorme reparto dell’esercito ha demolito la cancellata e una parte della costruzione; essi hanno anche scavato il prato antistante alla porta di ingresso della nostra nunziatura.

La Segreteria dell’arcivescovo di Hanoi ha più volte chiesto la restituzione dell’edificio e del terreno circostante, ma finora la nostra aspirazione è rimasta inascoltata. All’improvviso, la sera del 18 settembre e la mattina del 19, la televisione di Stato ha trasmesso la notizia relativa al piano di demolizione dell’edificio mistificando la realtà dei fatti, per preparare l’opinione pubblica a questo atto illegale.

Gli sviluppi della vicenda sono in aperto contrasto con la politica del dialogo intrapresa dal governo e dalla Segreteria dell’Arcivescovo. Questo è un atto che soffoca le legittime aspirazioni della comunità cattolica di Hanoi, ridicolizza la legge e manca di rispetto alla Chiesa cattolica del Vietnam. È anche un atto di dubbia moralità, che si fa beffe della coscienza della società civile.

Il dibattito sul possesso della nunziatura è ancora in atto ma [resta il fatto che] le autorità della città di Hanoi e del distretto di Hoan Kiem hanno fatto ricorso all’uso dell’esercito per portare avanti la distruzione della nostra proprietà.

Per questo, la Segreteria dell’Arcivescovo di Hanoi protesta con forza e chiede che:

1) Il governo interrompa l’assedio della sede arcivescovile di Hanoi e cessi di demolire la nostra proprietà.

2) Il governo ripristini la proprietà al suo status originario, ce la restituisca in modo che possa essere utilizzata a scopo di culto e per il benessere di tutta la comunità.

3) Le principali agenzie [gruppi] e la città di Hanoi devono accettare le responsabilità derivanti dalle possibili conseguenze derivanti da questa appropriazione indebita. Abbiamo il diritto di usare tutto quanto è in nostro potere per proteggere la nostra proprietà.

4) Il Presidente, il Primo Ministro della Repubblica Socialista del Vietnam, le autorità cittadine, e le principali agenzie si adoperino per porre fine a questo sopruso.

+ Arcivescovo di Hanoi

Joseph Ngo Quang Kiet

(firmato e sigillato)

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