Un giudizio su Gravina



Riporto questo giudizio di AiBi (“Amici dei Bambini” Organizzazione non governativa in difesa e al servizio dei bambini), che mi sento di condividere in toto. Purtroppo la difesa del minore in Italia è praticamente inesistente, l’unica cosa che i tribunali dei minori riescono a difendere sono le poltrone dei propri giudici, il resto purtroppo sono chiacchiere.

Gravina, AiBi: un caso di vero abbandono
“E’ stato abbandono morale e materiale: domandiamoci oggi quale vita avrebbero questi due bambini se fossero andati in adozione. Di fatto erano in stato di abbandono. E le responsabilità nei loro confronti sono anche fuori dalla loro famiglia di origine”.Secondo Marco Griffini, presidente di AiBi – Amici dei Bambini, la vicenda dei fratellini di Gravina è un classico caso in cui la ‘cultura’ del legame di sangue con la famiglia di origine ha prevalso sui veri bisogni dei minori in difficoltà: crescere in un ambiente familiare sereno e costruttivo. “Un caso del genere, in cui i bambini erano di fatto lasciati a loro stessi e seguiti dai Servizi sociali – aggiunge Griffini – testimonia quanto sia fondamentale definire in tempi rapidi, e proprio nell’interesse del minore, lo stato giuridico del bambino: a casi conclamati di abbandono deve corrispondere lo status di adottabilità del minore. Questi bambini erano già stati allontanati dai genitori ed erano stati ricoverati in un istituto. Era necessaria una simile tragedia per farci riflettere sullo stato di abbandono in cui vivevano?”La legge non sarebbe quindi stata applicata laddove prevede l’allontanamento dalla famiglia e la dichiarazione di adottabilità nei casi di “abbandono morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi” (legge 184 art. 8). Anche lo psicologo dell’età evolutiva Massimo Ammaniti, dalle colonne de “La Repubblica”, conferma l’ipotesi di un “abbandono educativo” vissuto dai fratelli Pappalardi. Secondo Ammaniti i bambini costretti a crescere senza nessun sostegno e controllo dei genitori sono abbandonati a se stessi e per questo esposti a rischi elevati, ben maggiori di quelli dei coetanei cresciuti in un ambiente familiare protetto. In tal senso lo psicologo riporta un dato allarmante: il 60% dei bambini che appartengono a famiglie assenti, con conflitti e vulnerabilità sociali sarebbero esposti ad eventi potenzialmente traumatici.

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