Il Papa: nella Confessione si sperimenta la tenerezza di Dio

Nel periodo di Quaresima che stiamo vivendo è normale pensare con sincerità e profondità al senso del peccato e al dispiacere di commetterlo. E è conseguenza anche avere chiara la consapevolezza dell'amore di Dio. Il Papa nel discorso che segue ci parla proprio della confessione, arma potentissima in mano al povero peccatore, segno del Suo amore e della Sua tenerezza per tutti noi...

Il Papa riflette sulle cause del senso del peccato e sulla disaffezione al sacramento. Di fronte alla perdita del senso del peccato, è importante che chi riceve il sacramento della Confessione sperimenti la tenerezza dell'amore di Dio, afferma Benedetto XVI.
Lo ha constatato ricevendo questo venerdì i partecipanti al corso annuale sul foro interno (questioni di coscienza) promosso dalla Penitenzieria Apostolica (www.penitenzieria.va), tribunale della Santa Sede la cui competenza si riferisce alle materie che concernono precisamente il foro interno e le indulgenze.
Nel suo intervento, il Papa ha esortato a contemplare “la realtà del peccato alla luce dell’infinita misericordia di Dio, che il sacramento della Penitenza manifesta nella sua forma più alta”.
Ad ogni modo, ha aggiunto, la nostra epoca “purtroppo va sempre più smarrendo il senso del peccato”.
Per questo motivo, ha considerato che “occorre oggi far sperimentare a chi si confessa quella tenerezza divina verso i peccatori pentiti che tanti episodi evangelici mostrano con accenti di intensa commozione”.
Ricordando l'esempio della peccatrice perdonata nel Vangelo, il Papa ha affermato che “a chi molto ama, Iddio tutto perdona”.
Chi confida in se stesso e nei propri meriti è come accecato dal suo io e il suo cuore si indurisce nel peccato. Chi invece si riconosce debole e peccatore si affida a Dio e da Lui ottiene grazia e perdono”.
“E’ proprio questo il messaggio che occorre trasmettere – ha aggiunto –: ciò che più conta è di far comprendere che nel sacramento della Riconciliazione, qualsiasi peccato si sia commesso, se lo si riconosce umilmente e ci si accosta fiduciosi al sacerdote confessore, si sperimenta sempre la gioia pacificatrice del perdono di Dio”.
Riconoscendo che oggi si assiste ad una certa disaffezione nei confronti del sacramento della Riconciliazione, ha avvertito che “quando si insiste solo sull’accusa dei peccati, che pure deve esserci e occorre aiutare i fedeli a comprenderne l’importanza, si rischia di relegare in secondo piano ciò che in esso è centrale, e cioè l'incontro personale con Dio, Padre di bontà e di misericordia”.
Nel cuore della celebrazione sacramentale non sta il peccato, ma la misericordia di Dio, che è infinitamente più grande di ogni nostra colpa”, ha osservato.
Il Papa ha chiesto ai confessori di “porre in evidenza il legame stretto che esiste tra il sacramento della Riconciliazione e un’esistenza orientata decisamente alla conversione”.
Occorre che tra la pratica del sacramento della Confessione e una vita tesa a seguire sinceramente il Cristo si instauri una sorta di 'circolo virtuoso' inarrestabile, nel quale la grazia del Sacramento sostenga ed alimenti l’impegno ad essere fedeli discepoli del Signore”.
Il Penitenziere Maggiore è attualmente il Cardinale americano James Francis Stafford. La Penitenzieria Apostolica, secondo la costituzione apostolica Pastor Bonus per il foro interno, sia sacramentale che non sacramentale, “concede le assoluzioni, le dispense, le commutazioni, le sanzioni, i condoni ed altre grazie”. Provvede anche “a che nelle Basiliche patriarcali dell'urbe ci sia un numero sufficiente di penitenzieri, dotati delle opportune facoltà”. Al medesimo dicastero “è demandato quanto concerne la concessione e l'uso delle indulgenze, salvo il diritto della Congregazione della Dottrina della Fede di esaminare tutto ciò che riguarda la dottrina dogmatica intorno ad esse”.

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