Novissimi

Pubblichiamo l'articolo di Renato Farina, apparso oggi sul quotidiano Libero, sull'incontro tra il Papa e i sacerdoti della diocesi di Roma.
E' importante ricordare, proprio all'inizio della Quaresima, i "novissimi" (Morte, giudizio, Inferno e Paradiso), anche se più nessuno (a parte il Papa) ne parla.

Inutile far finta di niente «L'inferno esiste ed è eterno» di RENATO FARINA

Papa dixit: «L'Inferno esiste ed è eterno, anche se non ne parla quasi più nessuno». Non si scherza con il suo fuoco. Bisogna finirla con la storia che possiamo badare soltanto ai nostri interessi e chise-ne-frega, massì, avanti popolo che la vita è breve, spassiamocela, la giovinezza dura poco, tanto alla fine Dio è misericordioso e ci tira tutti in paradiso, dove come minimo c'è il caffè Lavazza. La vita degli uomini è un caso serio. Poi dicono che il Papa si occupa poco del mistero e delle cose ultime per dedicarsi alla politica. Vediamo se adesso i suoi critici sono contenti. Temo di sì, perché avranno gioco facile a dire che Ratzinger ci trascina di nuovo nel Medioevo, e che è un oscurantista anche nel settore post mortem. Ma si sbagliano. In fondo il discorso sul nostro destino, anche se espresso con parole antiche, è l'unica faccenda che interessa. Il resto - le immense questioni della matematica e della musica post dodecafonica e della fisica post-einsteiniana - sono bubbole per rendere più piacevole il nostro breve giro di giostra. Distrazioni per anime colte. Temi dimenticatiIeri Benedetto XVI ha parlato a tutti e si è fatto capire da tutti su un tema che qualsiasi italiano conosce più delle tabelline. Peccato sia stato infilato anche da vescovi e sacerdoti in un cassettone da robivecchi e dimenticato in sacrestia. Il Papa ha incontrato i parroci di Roma, ed uno di loro gli ha chiesto se è ancora il caso di parlare dei "novissimi". Non si studiano più neanche a catechismo. Ma sono morte, giudizio, inferno e paradiso. Il Papa ha risposto. L'inferno esiste. E non è soltanto un luogo ipotetico dove tanto non finirà nessuno: è una realtà, e una possibilità concreta. Benedetto XVI, con il suo sorriso da gatto dolce, ha graffiato via il cerone del luogo comune gentile e accomodante. Altre dichiarazioni papali di ieri: «La salvezza non è automatica e non arriverà per tutti. Anzi, l'infer no è una possibilità reale». Ancora. Il demonio ci ghermirà «se (gli uomini) non si pentiranno dei peccati e non chiederanno il perdono divino» è entrato anche in politica, ha attaccato i totalitarismi del secolo scorso (uno peraltro dura anche oggi e ci ha governato fino a ieri): «Nazismo e comunismo che volevano solo cambiare il mondo, lo hanno distrutto perché chi non lavora per il Paradiso, non lavora neanche per il bene degli uomini sulla Terra». Insomma, il papa ha ribadito il dogma dell'inferno. Incredibile ma vero: per il Papa il fatto che l'inferno ci sia, e ci si possa finire, è la prova non della terribilità di Dio, come ci è stato insegnato. Ma del fatto che ama la nostra libertà più della nostra salvezza. Ha detto ieri: «La fede cristiana è un annuncio, una offerta all'uomo, mai una imposizione». Ogni persona «se vuole può accettarla spontaneamente». È come tra un uomo e una donna. Dio rispetta le creature, desidera che esse abbiano la possibilità di dirgli di no. L'inferno è la prova che l'uo mo è libero, che nemmeno Dio è in grado di costringerci ad essere felici, a scegliere l'amore. Per questo, secondo Ratzinger, il paradiso e l'inferno cominciano nella vita terrena. Ed è un'espe rienza di ciascuno. Il paradiso, almeno come inizio nella speranza, è già qui, anche se non ancora in pienezza: c'è quando noi riconosciamo la misericordia di Dio, e ci affidiamo ad essa costruendo anche le cose di questo mondo. L'in ferno è la disperazione, il voler imporre un proprio disegno agli altri, e qui ci sta l'esempio politico di comunismo e nazismo. Ma nella nostra vita personale lo sappiamo bene cos'è il peccato, anche se uno non crede ad ogni riga del catechismo. Il peccato è spezzare qualcosa che sappiamo bene essere un bicchiere di cristallo dentro la nostra coscienza. I nostri gesti hanno un peso, anche una parola cattiva rimbomba nelle galassie. In ginocchioIl cattolicesimo non è la religione del "tanto poi uno si confessa". Bisogna mettersi in ginocchio, chiedere il cambiamento. «Il nostro Padre misericordioso che è sempre pronto ad aiutarci, ad accoglierci, anche quando sbagliamo», aggiusta il cristallo, lo fa più bello di prima, cancella il male, sa che siamo fragili, ma dobbiamo domandarlo, bisogna dire di sì. Magari questo sì si è manifestato una volta sola nella nostra vita, con un gesto di bene, magari basta questo, ed avrà più peso dei mille no. Ma di certo il paradiso non è a buon mercato. Che cosa poi siano inferno e paradiso sappiamo che come scrive Dante nella Commedia - sono il buio e l'assenza di Dio, l'afflizione spaventosa per una solitudine gelata, l'arsura della sete senza una goccia d'acqua; e il paradiso il godimento pieno dell'amore. Insomma non ne sappiamo niente. Non sappiamo come sono, persino Ratzinger in una intervista disse che non sappiamo niente, è un mistero, ma io credo devono essere come ce li immaginavamo da piccoli. E come quando eravamo piccoli, vale quanto ci diceva la nonna: prega Gesù, male non fare, paura non avere.© Copyright Libero, 8 febbraio 2008

Commenti

Anonimo ha detto…
ammazza che velocità, bellissimo l'articolo, l'ho sentito da padre Livio stamattina su Radio Maria.
torero ha detto…
Ho dimenticato la fonte da cui ho tratto l'articolo "a tempo di record". Penso sia un blog interessante:
http://paparatzinger-blograffaella.blogspot.com
L'Uomo Vivo ha detto…
Bravissimo, l'ho sentito da padre Livio stamattina e domani ci faccio la riunione.
Mi hai letto nel pensiero.

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