Dagli amici della Fraternità San Carlo Borromeo

"Si chiama Provvidenza"
di Santo Merlini


Carissimo don Massimo,
ti racconto un fatto che mi è accaduto e che mi ha molto colpito perché testimonia come il Signore sia sempre all’opera attraverso di noi.
Maria, una donna che l'anno scorso avevo aiutato tramite la Caritas, e i cui figli frequentano il catechismo della prima comunione, domenica scorsa mi aveva detto che avrebbe voluto parlarmi. Io ho pensato: “I soliti problemi, poverina”. Oggi è venuta e ho dovuto prendere atto che mi stavo sbagliando. Non voleva raccontarmi altri problemi. Tutt’altro: voleva farmi partecipe di quello che sta vivendo da quando io, un anno fa, a una sua domanda: «Mi va tutto male, forse mi hanno fatto il malocchio?», avevo risposto: «Tu non ti preoccupare, prega e vedrai che tutto si sistemerà».
Io non mi ricordavo di quell’episodio. Di fatto, lei ha preso sul serio questa mia semplice indicazione (in effetti ho cominciato a vederla tutte le domeniche a messa). Ed è venuta a raccontarmi tutti i fatti belli e incredibili che le sono accaduti da quando ha cominciato a chiedere aiuto al Signore. Eccone alcuni:
- Non aveva niente da mangiare, e inaspettatamente bussa la vicina con un filoncino di pane, che le è avanzato.
- Stava camminando per strada, i figli le chiedono che cosa mangeranno, e lei risponde: «Il poco che abbiamo». Arrivata a casa trova un’amica che era venuta a portarle un pacco pieno di alimenti. Mi ha donato una parte di questi come ringraziamento al Signore per questo dono (come gli ebrei al tempio).
- I bambini desideravano una bicicletta per Natale, ma lei non poteva permettersela. Arriva la vicina, che le regala una bicicletta che aveva comprato anni fa per i suoi nipoti, i quali non l’hanno mai usata.
- La sera si inginocchia a pregare davanti al letto, e i suoi tre figli, a mani giunte, si inginocchiano e pregano con lei.
Mi ha chiesto: «Come si chiama ciò che mi sta accadendo?». Io le ho risposto: «Si chiama Provvidenza». E lei: «E che cos’è la Provvidenza?». Io ho preso il vangelo che ho sulla libreria di fianco alla scrivania e le ho fatto leggere il finale del sesto capitolo del Vangelo di Matteo: «Non affannatevi per quello che mangerete...». Quando è arrivata al versetto: «Il Padre vostro sa di cosa avete bisogno», ha iniziato a piangere, dicendo: «È proprio quello che sta succedendo a me».
Oltre a rendermi evidente ciò che il Signore compie fra di noi, mi ha molto colpito il desiderio di questa donna di ricambiare ciò che sta ricevendo. Mi ha chiesto: «Che cosa posso fare adesso per ringraziare?». Aiutiamo molte persone, ma pochissimi mostrano questa gratitudine (sembra di rivivere la scena dei dieci lebbrosi). Io semplicemente le ho riposto: «Continua a venire a messa, ricevi i sacramenti; poi quando questo momento di crisi si sarà risolto, potrai aiutare altri che si trovano nella tua attuale situazione». Poi le ho chiesto di mettere per iscritto, in forma anonima, i fatti che mi ha raccontato, perché desidero farne partecipi anche altri.
Ti potrei raccontare altri episodi, mi riprometto di farlo in altre lettere.
Un abbraccio, tuo
Santo

Fuenlabrada, 24 novembre 2011

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